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sabato 30 aprile 2011
ATTACCO FASCISTA A MILANO
I FASCISTI SCORRAZZANO INDISTURBATI PER MILANO E FORZANO PER ENTRARE ALLO SPAZIO GUICCIARDINI DURANTE IL CONVEGNO ORGANIZZATO DA MEMORIA AN TIFASCISTA CON L’ADESIONE DELL’ANPI, CGIL, E LE REALTA’ ANTIFASCISTE PER RICORDATE I COMPAGNI UCCISI NEGLI ANNI 70/80.
ACCUSE MINACCE OFFESE SUI MURI E CROCI CELTICHE.
IERI SERA DOPO LE 20 QUARANTA MILITANTI DI FORZA NUOVA LASCIANO PIAZZALE SUSA E LA FIACCOLATA PER SERGIO RAMELLI E INIZIANO A LANCIARE PETARDI E FUMOGENI DAVANTI ALLO SPAZIO DOVE SI TENEVA UN CONVEGNO CHE COMMEMORAVA GAETANO AMOROSO, SONO ARRIVATI INDISTURBATI DAVANTI ALLA SEDE DEL CONVEGNO, METTENDO LO STRISCIONE DAVANTI ALLE CAMIONETTE DELLA POLIZIA.
FINALMENTE DAVANTI AL PERICOLO DI UNO SCONTRO, LA POLIZIA HA FORMATO UN CORDONE, E IL CONVEGNO E’ PROSEGUITO.
IL QUESTORE DOV’ERA? NON POTEVA PREVEDERE TUTTO QUESTO ? HA LASCIATO CHE I NEOFASCISTI SCORRAZZASSERO IN QUESTI GIORNI IN LUNGO E LARGO CON SCRITTE ORRIBILI E DISTRUGGESSERO TRE GAZEBO DEL COMITATO PISAPIA. -
Comitato Antifascista zona otto e sei. Milano.
ACCUSE MINACCE OFFESE SUI MURI E CROCI CELTICHE.
IERI SERA DOPO LE 20 QUARANTA MILITANTI DI FORZA NUOVA LASCIANO PIAZZALE SUSA E LA FIACCOLATA PER SERGIO RAMELLI E INIZIANO A LANCIARE PETARDI E FUMOGENI DAVANTI ALLO SPAZIO DOVE SI TENEVA UN CONVEGNO CHE COMMEMORAVA GAETANO AMOROSO, SONO ARRIVATI INDISTURBATI DAVANTI ALLA SEDE DEL CONVEGNO, METTENDO LO STRISCIONE DAVANTI ALLE CAMIONETTE DELLA POLIZIA.
FINALMENTE DAVANTI AL PERICOLO DI UNO SCONTRO, LA POLIZIA HA FORMATO UN CORDONE, E IL CONVEGNO E’ PROSEGUITO.
IL QUESTORE DOV’ERA? NON POTEVA PREVEDERE TUTTO QUESTO ? HA LASCIATO CHE I NEOFASCISTI SCORRAZZASSERO IN QUESTI GIORNI IN LUNGO E LARGO CON SCRITTE ORRIBILI E DISTRUGGESSERO TRE GAZEBO DEL COMITATO PISAPIA. -
Comitato Antifascista zona otto e sei. Milano.
venerdì 29 aprile 2011
IN DIFESA DELLA LOGGIA DEI MERCANTI
Una raccolta di firme per impedire che la Giunta Moratti trasformi la centralissima Loggia dei Mercanti da storico simbolo dei caduti della libertà in un centro informazioni turistiche fino all’Expo 2015. La proposta è stata lanciata dall'Anpi attraverso una lettera sottoscritta da Carlo Smuraglia, presidente nazionale dell'Associazione partigiani.
Questo il testo.
A tutti i Presidenti delle
Sezioni di Milano e Provincia
Cari amici e compagni,
come sapete, al termine della manifestazione del 25 aprile in Piazza Duomo, abbiamo fatto una piccola manifestazione collaterale alla Loggia dei Mercanti, minacciata da progetti inadeguati e irresponsabili, soprattutto rispetto al carattere di “sacrario” del luogo, che raccoglie migliaia di nomi di caduti per la libertà.
Nell’occasione, abbiamo presentato l’appello approvato dal Congresso, su questa materia, con le prime 16 prestigiose firme di personalità, riportate in calce.
Adesso, bisogna portare avanti l’iniziativa, raccogliendo tante firme nelle sezioni, nelle scuole, fra i cittadini, in tutti i luoghi di aggregazione.
Il procedimento è semplice: allego alla presente il testo dell’appello e relative firme. Ad esso basta unire dei fogli su cui si raccolgono le firme, per le quali non occorrono particolari formalità (basta la firma e poi nome, cognome e residenza). Periodicamente, le firme raccolte devono essere consegnate alla nostra sede di via S. Marco.
Raccomando vivamente di impegnarsi in questo lavoro importante, senza indugio, perché esiste sempre la preoccupazione che il Comune – che ha un progetto già redatto da un architetto, che contrasterebbe in modo assoluto col carattere del luogo – decida di portarlo avanti, indicendo la gara d’appalto per i lavori.
Bisogna fare presto e bene. Contiamo sulla vostra collaborazione! Molti cordiali saluti.
Il Presidente
Carlo Smuraglia
Questo il testo dell'appello per non snaturare il Sacrario dei Caduti per la libertà alla Loggia dei Mercanti (approvato all’unanimità nella seduta del 27-2-2011 del XV Congresso Provinciale dell’A.N.P.I.)
La Loggia dei Mercanti è dedicata ai Caduti per la libertà. Così recita la targa collocata in via Mercanti: "In supremo anelito di libertà, hanno donato la vita; Milano ne consacra i nomi gloriosi alla storia - 1943/1945":
In tanti momenti importanti della vita cittadina, la Loggia è stata luogo del ricordo nelle ricorrenze e nelle date che segnano il calendario civico, ma anche luogo della coscienza civile e democratica della città. E' una lunga storia che dal medioevo ad oggi ha visto in questo edificio pubblico il simbolo di Milano: l’Italia è il Paese che ha dato alla cultura mondiale la città come spazio di libertà e di civiltà, il valore dell‘edificio pubblico come centro della vita cittadina, l’orgoglio e l’autonomia civica. Anche da queste radici sono nate la Resistenza e la Costituzione, fondamento della democrazia italiana.
In ogni città - purtroppo più facilmente all’estero che in Italia - le amministrazioni pubbliche ed ogni cittadino custodirebbero con ogni cura un luogo così carico di simboli e di storia. E invece, da anni, si susseguono incuria, trascuratezza, abbandono, ed ora perfino I'idea di collocare proprio lì manifestazioni e iniziative del tutto incompatibili con la natura di Sacrario.
L’ultimo progetto - collocare sotto gli archi della Loggia un centro di informazioni turistiche fino all’Expo 2015 - snaturerebbe completamente il luogo e contrasterebbe in modo assoluto la sacralità di esso e il rispetto verso i Caduti.
Per questo esprimiamo una contrarietà netta e ferma ad ogni progetto del genere.
Non pensiamo che i luoghi della storia debbano essere tenuti sotto una campana di vetro e nemmeno che la sacralità di tali luoghi sia una sospensione della vita di tutti i giorni.
Vogliamo fare proprio il contrario: occorre avviare iniziative che valorizzino il significato della Loggia dei Mercanti, in forme adeguate, anche per favorire la conoscenza degli eventi da parte delle generazioni più giovani; occorre fare della storia di Milano, anche quella che dal 1200 ha visto costruire la Loggia e gli altri insigni monumenti di Milano, dedicati alla città ed al suo popolo, una ragione in più di consapevolezza, indispensabile per essere cittadini oggi; è necessario che il mondo della cultura, della scienza, delle istituzioni educative pubbliche di ogni grado si impegni subito per impedire una scelta assurda e, allo stesso tempo, per dedicare una vera e propria stagione di riflessione approfondita sulla storia civile di Milano.
L'Anpi si farà promotrice di iniziative in questa direzione, in modo da coinvolgere, oltre a personalità del mondo della cultura, l‘intera città.
Prime adesioni all‘appeIlo:
Cini Boeri Marco Magnifico
Carlo Bertelli Guido Martinotti
Rosellina Archinto Alessandro Melchiorre
Giorgio Bocca Luigi Pestalozza
Alberico Barbiano di Belgioioso Maurizio Pollini
Eva Cantarella Guido Rossi
Clelia Ginetti Corrado Stajano
Dario Maggi Daniela Volpi
Questo il testo.
A tutti i Presidenti delle
Sezioni di Milano e Provincia
Cari amici e compagni,
come sapete, al termine della manifestazione del 25 aprile in Piazza Duomo, abbiamo fatto una piccola manifestazione collaterale alla Loggia dei Mercanti, minacciata da progetti inadeguati e irresponsabili, soprattutto rispetto al carattere di “sacrario” del luogo, che raccoglie migliaia di nomi di caduti per la libertà.
Nell’occasione, abbiamo presentato l’appello approvato dal Congresso, su questa materia, con le prime 16 prestigiose firme di personalità, riportate in calce.
Adesso, bisogna portare avanti l’iniziativa, raccogliendo tante firme nelle sezioni, nelle scuole, fra i cittadini, in tutti i luoghi di aggregazione.
Il procedimento è semplice: allego alla presente il testo dell’appello e relative firme. Ad esso basta unire dei fogli su cui si raccolgono le firme, per le quali non occorrono particolari formalità (basta la firma e poi nome, cognome e residenza). Periodicamente, le firme raccolte devono essere consegnate alla nostra sede di via S. Marco.
Raccomando vivamente di impegnarsi in questo lavoro importante, senza indugio, perché esiste sempre la preoccupazione che il Comune – che ha un progetto già redatto da un architetto, che contrasterebbe in modo assoluto col carattere del luogo – decida di portarlo avanti, indicendo la gara d’appalto per i lavori.
Bisogna fare presto e bene. Contiamo sulla vostra collaborazione! Molti cordiali saluti.
Il Presidente
Carlo Smuraglia
Questo il testo dell'appello per non snaturare il Sacrario dei Caduti per la libertà alla Loggia dei Mercanti (approvato all’unanimità nella seduta del 27-2-2011 del XV Congresso Provinciale dell’A.N.P.I.)
La Loggia dei Mercanti è dedicata ai Caduti per la libertà. Così recita la targa collocata in via Mercanti: "In supremo anelito di libertà, hanno donato la vita; Milano ne consacra i nomi gloriosi alla storia - 1943/1945":
In tanti momenti importanti della vita cittadina, la Loggia è stata luogo del ricordo nelle ricorrenze e nelle date che segnano il calendario civico, ma anche luogo della coscienza civile e democratica della città. E' una lunga storia che dal medioevo ad oggi ha visto in questo edificio pubblico il simbolo di Milano: l’Italia è il Paese che ha dato alla cultura mondiale la città come spazio di libertà e di civiltà, il valore dell‘edificio pubblico come centro della vita cittadina, l’orgoglio e l’autonomia civica. Anche da queste radici sono nate la Resistenza e la Costituzione, fondamento della democrazia italiana.
In ogni città - purtroppo più facilmente all’estero che in Italia - le amministrazioni pubbliche ed ogni cittadino custodirebbero con ogni cura un luogo così carico di simboli e di storia. E invece, da anni, si susseguono incuria, trascuratezza, abbandono, ed ora perfino I'idea di collocare proprio lì manifestazioni e iniziative del tutto incompatibili con la natura di Sacrario.
L’ultimo progetto - collocare sotto gli archi della Loggia un centro di informazioni turistiche fino all’Expo 2015 - snaturerebbe completamente il luogo e contrasterebbe in modo assoluto la sacralità di esso e il rispetto verso i Caduti.
Per questo esprimiamo una contrarietà netta e ferma ad ogni progetto del genere.
Non pensiamo che i luoghi della storia debbano essere tenuti sotto una campana di vetro e nemmeno che la sacralità di tali luoghi sia una sospensione della vita di tutti i giorni.
Vogliamo fare proprio il contrario: occorre avviare iniziative che valorizzino il significato della Loggia dei Mercanti, in forme adeguate, anche per favorire la conoscenza degli eventi da parte delle generazioni più giovani; occorre fare della storia di Milano, anche quella che dal 1200 ha visto costruire la Loggia e gli altri insigni monumenti di Milano, dedicati alla città ed al suo popolo, una ragione in più di consapevolezza, indispensabile per essere cittadini oggi; è necessario che il mondo della cultura, della scienza, delle istituzioni educative pubbliche di ogni grado si impegni subito per impedire una scelta assurda e, allo stesso tempo, per dedicare una vera e propria stagione di riflessione approfondita sulla storia civile di Milano.
L'Anpi si farà promotrice di iniziative in questa direzione, in modo da coinvolgere, oltre a personalità del mondo della cultura, l‘intera città.
Prime adesioni all‘appeIlo:
Cini Boeri Marco Magnifico
Carlo Bertelli Guido Martinotti
Rosellina Archinto Alessandro Melchiorre
Giorgio Bocca Luigi Pestalozza
Alberico Barbiano di Belgioioso Maurizio Pollini
Eva Cantarella Guido Rossi
Clelia Ginetti Corrado Stajano
Dario Maggi Daniela Volpi
mercoledì 27 aprile 2011
SMURAGLIA : "CONTO SULL' AIUTO DI RAIMONDO RICCI"
“Assumendo la carica di Presidente nazionale dell’ANPI, il mio primo pensiero non può che andare al Presidente uscente, Raimondo Ricci.
Sto parlando di una persona di altissime qualità, professionali, politiche, morali”, inizia così “l’affettuoso pensiero al compagno, all’amico Raimondo Ricci”, di Carlo Smuraglia.
“Tutta la vita di Raimondo Ricci – scrive Smuraglia - è stata dettata e ispirata da ideali di democrazia, di antifascismo e di libertà. Ha guidato l’ANPI in condizioni difficili, non solo perché l’ANPI stava cambiando, ma anche per le sue condizioni fisiche personali. Di quest’ultime non voleva mai tener conto, spendendosi oltre ogni limite ed in ogni occasione, con un coraggio invidiabile ed una capacità di affrontare evidenti difficoltà materiali, che è propria solo degli uomini forti e determinati. L’avvicendamento è avvenuto con sincero rammarico, rendendosi conto tutti che, pur essendo Raimondo Ricci una persona in certo modo insostituibile, l’ANPI si trovava nella dolorosa necessità di non chiedergli uno sforzo ed un impegno che da tempo erano divenuti eccessivi. E la discussione nel Comitato nazionale sul tema della Presidenza si è svolta con l’unanime riconoscimento di ciò che Ricci è stato, in tutta la sua vita e per l’ANPI: un magnifico esempio di coerenza e di impegno”.
“L’elezione di Ricci alla Presidenza dell’istituendo Comitato d’onore – spiega Carlo Smuraglia - ci appare troppo poco, rispetto alla considerazione, alla stima ed all’affetto di cui è stato ed è tuttora circondato da tutta l’Associazione. Ma non c’era altra forma di riconoscimento che contenesse lo stesso, importantissimo, significato di testimonianza, appunto, dei sentimenti, delle riflessioni, delle idee, di tutti gli appartenenti all’organismo centrale dell’Associazione”.
“Ciò che possiamo sperare – continua il presidente dell’Anpi - è che Raimondo Ricci non ci abbandoni e continui ad aiutarci, nelle forme che riterrà e potrà, nel non facile lavoro che ci attende. Dobbiamo contare sull’aiuto di tutti; ma l’aiuto, il contributo, la partecipazione di Raimondo sono qualcosa di più importante, in certo modo di decisivo, di irrinunciabile. A nostra volta, dobbiamo fare il possibile per non lasciarlo solo, per essere vicini a lui, con fraternità e con affetto”.
Smuraglia prosegue poi con un ricordo personale.
“Conosco Raimondo – all’incirca dal 1942 – quando eravamo alla Scuola Normale di Pisa, in posizione diversa: io entrato da poco e lui, in certo modo “veterano”, ma assente perché richiamato alle armi e quindi vicino a noi, matricole o quasi, solo quando godeva di una licenza. Ho imparato da lui a fare scelte decisive, mi sono sentito suo amico, l’ho ammirato per la sua lucidità e per la sua fermezza. Ci siamo ritrovati anni dopo, nella militanza politica e, ancora più spesso, nell’attività professionale. Raimondo è stato un penalista brillantissimo, di un’efficacia straordinaria. Abbiamo fatto insieme alcuni processi (come sempre, per noi, dalla parte “giusta”) a La Spezia e Genova per alcuni gravi incidenti ferroviari che si erano verificati quasi contemporaneamente in quella tratta ferroviaria. Da ciò, una frequentazione anche conviviale, nelle pause del processo, lunghe chiacchierate, ricordando il passato e commentando il presente e il futuro, sempre con affettuosa amicizia”.
“Ci siamo poi ritrovati ancora – prosegue Smuraglia - nell’ANPI, in posizione diverse, dopo che erano capitate vicende personali anche tristissime e dopo che il degrado del Paese si era andato dipanando fino a livelli che ritenevamo impossibili (ma poi siamo stati smentiti: il peggio doveva ancora venire). Un rapporto, dunque, durato decine di anni, con varie vicende, vari periodi di distacco e vari momenti di frequentazione più intensa; ma sempre con la stessa stima e la stessa amicizia".
"Per questo – conclude Smuraglia - a tutti avrei voluto succedere fuorché a Raimondo; ma la vita ha le sue logiche implacabili, a cui non sempre è possibile contrapporsi. Posso dire soltanto che cercherò di essere come lui, di non perdere i contatti, di mantenere il rapporto di sempre. Qualunque cosa accada, la sorte ha stabilito per noi che dobbiamo restare (e resteremo) amici; così come resterà amica, con lui, e per sempre, l’intera nostra Associazione”.
Sto parlando di una persona di altissime qualità, professionali, politiche, morali”, inizia così “l’affettuoso pensiero al compagno, all’amico Raimondo Ricci”, di Carlo Smuraglia.
“Tutta la vita di Raimondo Ricci – scrive Smuraglia - è stata dettata e ispirata da ideali di democrazia, di antifascismo e di libertà. Ha guidato l’ANPI in condizioni difficili, non solo perché l’ANPI stava cambiando, ma anche per le sue condizioni fisiche personali. Di quest’ultime non voleva mai tener conto, spendendosi oltre ogni limite ed in ogni occasione, con un coraggio invidiabile ed una capacità di affrontare evidenti difficoltà materiali, che è propria solo degli uomini forti e determinati. L’avvicendamento è avvenuto con sincero rammarico, rendendosi conto tutti che, pur essendo Raimondo Ricci una persona in certo modo insostituibile, l’ANPI si trovava nella dolorosa necessità di non chiedergli uno sforzo ed un impegno che da tempo erano divenuti eccessivi. E la discussione nel Comitato nazionale sul tema della Presidenza si è svolta con l’unanime riconoscimento di ciò che Ricci è stato, in tutta la sua vita e per l’ANPI: un magnifico esempio di coerenza e di impegno”.
“L’elezione di Ricci alla Presidenza dell’istituendo Comitato d’onore – spiega Carlo Smuraglia - ci appare troppo poco, rispetto alla considerazione, alla stima ed all’affetto di cui è stato ed è tuttora circondato da tutta l’Associazione. Ma non c’era altra forma di riconoscimento che contenesse lo stesso, importantissimo, significato di testimonianza, appunto, dei sentimenti, delle riflessioni, delle idee, di tutti gli appartenenti all’organismo centrale dell’Associazione”.
“Ciò che possiamo sperare – continua il presidente dell’Anpi - è che Raimondo Ricci non ci abbandoni e continui ad aiutarci, nelle forme che riterrà e potrà, nel non facile lavoro che ci attende. Dobbiamo contare sull’aiuto di tutti; ma l’aiuto, il contributo, la partecipazione di Raimondo sono qualcosa di più importante, in certo modo di decisivo, di irrinunciabile. A nostra volta, dobbiamo fare il possibile per non lasciarlo solo, per essere vicini a lui, con fraternità e con affetto”.
Smuraglia prosegue poi con un ricordo personale.
“Conosco Raimondo – all’incirca dal 1942 – quando eravamo alla Scuola Normale di Pisa, in posizione diversa: io entrato da poco e lui, in certo modo “veterano”, ma assente perché richiamato alle armi e quindi vicino a noi, matricole o quasi, solo quando godeva di una licenza. Ho imparato da lui a fare scelte decisive, mi sono sentito suo amico, l’ho ammirato per la sua lucidità e per la sua fermezza. Ci siamo ritrovati anni dopo, nella militanza politica e, ancora più spesso, nell’attività professionale. Raimondo è stato un penalista brillantissimo, di un’efficacia straordinaria. Abbiamo fatto insieme alcuni processi (come sempre, per noi, dalla parte “giusta”) a La Spezia e Genova per alcuni gravi incidenti ferroviari che si erano verificati quasi contemporaneamente in quella tratta ferroviaria. Da ciò, una frequentazione anche conviviale, nelle pause del processo, lunghe chiacchierate, ricordando il passato e commentando il presente e il futuro, sempre con affettuosa amicizia”.
“Ci siamo poi ritrovati ancora – prosegue Smuraglia - nell’ANPI, in posizione diverse, dopo che erano capitate vicende personali anche tristissime e dopo che il degrado del Paese si era andato dipanando fino a livelli che ritenevamo impossibili (ma poi siamo stati smentiti: il peggio doveva ancora venire). Un rapporto, dunque, durato decine di anni, con varie vicende, vari periodi di distacco e vari momenti di frequentazione più intensa; ma sempre con la stessa stima e la stessa amicizia".
"Per questo – conclude Smuraglia - a tutti avrei voluto succedere fuorché a Raimondo; ma la vita ha le sue logiche implacabili, a cui non sempre è possibile contrapporsi. Posso dire soltanto che cercherò di essere come lui, di non perdere i contatti, di mantenere il rapporto di sempre. Qualunque cosa accada, la sorte ha stabilito per noi che dobbiamo restare (e resteremo) amici; così come resterà amica, con lui, e per sempre, l’intera nostra Associazione”.
martedì 26 aprile 2011
I VIDEO DEL 25 APRILE A CARATE BRIANZA
Qui sotto i video della celebrazione del 25 aprile a Carate Brianza.
Gli interventi del vicesindaco Giovanni Fumagalli e del rappresentante dell'ANPI Zaccheo Moscheni.
Gli interventi del vicesindaco Giovanni Fumagalli e del rappresentante dell'ANPI Zaccheo Moscheni.
lunedì 25 aprile 2011
STRAGE DI STAZZEMA, IN TRIBUNALE UN EX SS
Alfred Baumgart è imputato di "concorso in violenza con omicidio continuata e pluriaggravata"
Il prossimo 1 giugno il Tribunale Militare di Roma riaprirà le porte alla storia. Si terrà infatti una nuova udienza del processo per l’eccidio nazista di Sant’Anna di Stazzema.
Imputato per il reato di ‘concorso in violenza con omicidio continuata e pluriaggravata’ è Alfred Baumgart, all’epoca dei fatti militare delle forze armate tedesche col grado di sergente SS.
Erano gli anni della guerra in casa, dell’occupazione nazista dell’Italia con l’appoggio e l’aiuto dei fascisti di Salò. Gli anni della guerra totale, che travalicava gli eserciti per sfogarsi sulla popolazione civile, quella popolazione che subiva i bombardamenti, le requisizioni di viveri, le rappresaglie. Quella la cui esistenza veniva decisa a tavolino in base alle opportunità strategiche degli eserciti che si contendevano il territorio.
Era l’estate del 1944.
Il sud della penisola era già stato liberato dagli anglo-americani che avevano costretto i tedeschi a ripiegare verso nord. La ‘ritirata combattuta’ dell’esercito nazista doveva fare terra bruciata dietro di sé. Era un esercito arrabbiato, che dopo l’armistizio firmato dal re Vittorio Emanuele con gli Alleati, con premeditazione colpiva i civili perché colpevoli di essere italiani, quindi traditori del Reich.
Con questo scopo giunse in Toscana la 16° Divisione Reichsführer SS - a cui apparteneva anche il sergente Baumgart - macchiandosi di alcune delle stragi più disumane della seconda guerra mondiale come l’eccidio di Sant’Anna di Stazzema.
Sant’Anna è un paesino in alta Versilia. In quei mesi di guerra era zona di sfollamento per quanti cercavano di sfuggire ai bombardamenti delle città e alla fame. Il 12 agosto del 1944, all’alba, alcuni reparti di SS circondarono il paese a cui erano stati condotti da guide fasciste. Gli abitanti, ritenendo che stessero cercando partigiani e forza lavoro da deportare, si preoccuparono di nascondere nei boschi vicini gli uomini giovani.
Restarono così solo donne, bambini e anziani. Poche ore dopo vennero massacrati con bestiale ferocia. I morti furono 560. La vittima più piccola aveva solo 20 giorni. Si chiamava Anna Pardini.
In seguito al ritrovamento del cosiddetto ‘Armadio della vergogna’ nel 1996, contenente fascicoli riguardanti le stragi naziste in Italia, si sono potuti avviare processi anche ai singoli militari - dei cui nomi si era così entrati in possesso - che avevano presumibilmente eseguito gli eccidi ‘obbedendo agli ordini’. Uccisioni che troppo spesso, come emerge dalle testimonianze dei sopravvissuti, avvenivano nella più spietata brutalità.
I familiari delle vittime ancora oggi aspettano giustizia. Una sentenza per impedire che la storia venga negata, rinegoziata, svenduta.
Fin dal 1944 si sono susseguiti diversi processi per l’eccidio di Sant’Anna. Prima per individuare le responsabilità; poi per incriminare i ‘vertici’, coloro che ordinarono ai soldati di sparare, bruciare, trucidare. Oggi si torna in aula per ribadire, di fronte al tempo che passa e che pare sdoganare la violenza e le dittature in un paese apparentemente senza memoria come il nostro, che i crimini di guerra non cadono in prescrizione, perché l’obbedienza a un ordine disumano è un crimine.
L’ex sergente Baumgart probabilmente non si presenterà in tribunale - come non si sono presentati imputati di altri processi quale quello di Monte Sole o di Cervarolo -, dimostrando una volta in più l’indifferenza verso i sopravvissuti e i familiari di quanti vennero uccisi in quel lontano 1944. Dimostrando inoltre la non necessità di rivendicare la propria eventuale innocenza o la propria ignavia nell’aver obbedito ad ordini superiori.
Ma questi processi non sono una vendetta. E non è fondamentale che il 1° giugno, all’udienza del tribunale a Roma, sia presente l’SS in congedo Alfred Baumgart. L’importante è che si continui a parlare di quegli anni, di cosa possa diventare un uomo se si lasciano passare logiche razziste e autoritarie, di come non si possa né si debba dimenticare.
Gemma Bigi
Il prossimo 1 giugno il Tribunale Militare di Roma riaprirà le porte alla storia. Si terrà infatti una nuova udienza del processo per l’eccidio nazista di Sant’Anna di Stazzema.
Imputato per il reato di ‘concorso in violenza con omicidio continuata e pluriaggravata’ è Alfred Baumgart, all’epoca dei fatti militare delle forze armate tedesche col grado di sergente SS.
Erano gli anni della guerra in casa, dell’occupazione nazista dell’Italia con l’appoggio e l’aiuto dei fascisti di Salò. Gli anni della guerra totale, che travalicava gli eserciti per sfogarsi sulla popolazione civile, quella popolazione che subiva i bombardamenti, le requisizioni di viveri, le rappresaglie. Quella la cui esistenza veniva decisa a tavolino in base alle opportunità strategiche degli eserciti che si contendevano il territorio.
Era l’estate del 1944.
Il sud della penisola era già stato liberato dagli anglo-americani che avevano costretto i tedeschi a ripiegare verso nord. La ‘ritirata combattuta’ dell’esercito nazista doveva fare terra bruciata dietro di sé. Era un esercito arrabbiato, che dopo l’armistizio firmato dal re Vittorio Emanuele con gli Alleati, con premeditazione colpiva i civili perché colpevoli di essere italiani, quindi traditori del Reich.
Con questo scopo giunse in Toscana la 16° Divisione Reichsführer SS - a cui apparteneva anche il sergente Baumgart - macchiandosi di alcune delle stragi più disumane della seconda guerra mondiale come l’eccidio di Sant’Anna di Stazzema.
Sant’Anna è un paesino in alta Versilia. In quei mesi di guerra era zona di sfollamento per quanti cercavano di sfuggire ai bombardamenti delle città e alla fame. Il 12 agosto del 1944, all’alba, alcuni reparti di SS circondarono il paese a cui erano stati condotti da guide fasciste. Gli abitanti, ritenendo che stessero cercando partigiani e forza lavoro da deportare, si preoccuparono di nascondere nei boschi vicini gli uomini giovani.
Restarono così solo donne, bambini e anziani. Poche ore dopo vennero massacrati con bestiale ferocia. I morti furono 560. La vittima più piccola aveva solo 20 giorni. Si chiamava Anna Pardini.
In seguito al ritrovamento del cosiddetto ‘Armadio della vergogna’ nel 1996, contenente fascicoli riguardanti le stragi naziste in Italia, si sono potuti avviare processi anche ai singoli militari - dei cui nomi si era così entrati in possesso - che avevano presumibilmente eseguito gli eccidi ‘obbedendo agli ordini’. Uccisioni che troppo spesso, come emerge dalle testimonianze dei sopravvissuti, avvenivano nella più spietata brutalità.
I familiari delle vittime ancora oggi aspettano giustizia. Una sentenza per impedire che la storia venga negata, rinegoziata, svenduta.
Fin dal 1944 si sono susseguiti diversi processi per l’eccidio di Sant’Anna. Prima per individuare le responsabilità; poi per incriminare i ‘vertici’, coloro che ordinarono ai soldati di sparare, bruciare, trucidare. Oggi si torna in aula per ribadire, di fronte al tempo che passa e che pare sdoganare la violenza e le dittature in un paese apparentemente senza memoria come il nostro, che i crimini di guerra non cadono in prescrizione, perché l’obbedienza a un ordine disumano è un crimine.
L’ex sergente Baumgart probabilmente non si presenterà in tribunale - come non si sono presentati imputati di altri processi quale quello di Monte Sole o di Cervarolo -, dimostrando una volta in più l’indifferenza verso i sopravvissuti e i familiari di quanti vennero uccisi in quel lontano 1944. Dimostrando inoltre la non necessità di rivendicare la propria eventuale innocenza o la propria ignavia nell’aver obbedito ad ordini superiori.
Ma questi processi non sono una vendetta. E non è fondamentale che il 1° giugno, all’udienza del tribunale a Roma, sia presente l’SS in congedo Alfred Baumgart. L’importante è che si continui a parlare di quegli anni, di cosa possa diventare un uomo se si lasciano passare logiche razziste e autoritarie, di come non si possa né si debba dimenticare.
Gemma Bigi
domenica 24 aprile 2011
venerdì 22 aprile 2011
L'ANPI DI COMO DEDICA IL 25 APRILE AL PACIFISTA VITTORIO ARRIGONI
Il Direttivo Provinciale Anpi di Como ha deciso di dedicare idealmente la giornata del 25 aprile 2011 alla memoria del pacifista Vittorio Arrigoni, chiedendo che la sua figura sia ricordata in tutte le sezioni. Questo il programma dlle manifestazioni.
26 aprile, ore 21,00 - Inverigo (Co) - Sala Consigliare del Comune, RESISTENZA IN BRIANZA E DINTORNI IERI E OGGI
Una serata di letture e musica. A cura di Riccardo Mini e Antonella Dalzoppo, arrangiamenti musicali di Antonello Masciadri e Luca Dalzoppo-
25 aprile a Tremezzo (Co) ore 10,25 - Raduno dei partecipanti davanti al Municipio di Tremezzo. A seguire corteo fino alla chiesa parrocchiale. Messa. Inaugurazione della mostra: 27 aprile 1945: epilogo di un Regime-
25 aprile a Erba (Co) a cura dei ragazzi dell'associazione Erbattiva: MEMORIA PRECARIA. Piazza del Mercato di Erba
ore 15,00 - Mesederthz - Folk rock
ore 16,30 - Rock and Read - Gianluca Alzati racconta la Resistenza con musica e parole
ore 17,30 - La Resistenza delle donne nel comasco. Testimonianze della staffetta partigiana Wilma Conti
introduce Roberta Cairoli, storica e ricercatrice dell'Istituto di Storia contempornea.
ore 19,30 - Rosacoque - Danze popolari-
ore 22,00 - Jhonny Boy and the Ica Cream - Rockabilly-
25 aprile a Dongo (Co) - Ore 9,15 - Ritrovo in piazza Paracchini (davanti al Municipio). Ricevimento delle autorità e degli invitati. Deposizione di una corona al Monumento ai Caduti. Discorso ufficiale.
ore 11,00 - Messa in suffragio di tutti i combattenti caduti in difesa della libertà. Sosta al Parco delle Rimembranze. Visita al cimitero e omaggio alla tomba dei Martiri della Libertà-
ore 16,00 - Concerto rock dei Settegrani presso l' Istituto Civico Musicale di Dongo.
25 aprile a Uggiate Trevano (Co) - INTITOLAZIONE DELLA SEZIONE ANPI DI UGGIATE TREVANO.
ore 11,00 - Corteo dal Municipio di Uggiate Trevano al Monumento ai Caduti. A seguire, presso la sala Cooperativa - palazzo "La Meridiana" di via Garibaldi intitolazione della sezione Anpi di Uggiate Trevano, parlerà on. Renzo Pigni, vice-presidente dell'Anpi Provinciale di Como.
26 aprile, ore 21,00 - Inverigo (Co) - Sala Consigliare del Comune, RESISTENZA IN BRIANZA E DINTORNI IERI E OGGI
Una serata di letture e musica. A cura di Riccardo Mini e Antonella Dalzoppo, arrangiamenti musicali di Antonello Masciadri e Luca Dalzoppo-
25 aprile a Tremezzo (Co) ore 10,25 - Raduno dei partecipanti davanti al Municipio di Tremezzo. A seguire corteo fino alla chiesa parrocchiale. Messa. Inaugurazione della mostra: 27 aprile 1945: epilogo di un Regime-
25 aprile a Erba (Co) a cura dei ragazzi dell'associazione Erbattiva: MEMORIA PRECARIA. Piazza del Mercato di Erba
ore 15,00 - Mesederthz - Folk rock
ore 16,30 - Rock and Read - Gianluca Alzati racconta la Resistenza con musica e parole
ore 17,30 - La Resistenza delle donne nel comasco. Testimonianze della staffetta partigiana Wilma Conti
introduce Roberta Cairoli, storica e ricercatrice dell'Istituto di Storia contempornea.
ore 19,30 - Rosacoque - Danze popolari-
ore 22,00 - Jhonny Boy and the Ica Cream - Rockabilly-
25 aprile a Dongo (Co) - Ore 9,15 - Ritrovo in piazza Paracchini (davanti al Municipio). Ricevimento delle autorità e degli invitati. Deposizione di una corona al Monumento ai Caduti. Discorso ufficiale.
ore 11,00 - Messa in suffragio di tutti i combattenti caduti in difesa della libertà. Sosta al Parco delle Rimembranze. Visita al cimitero e omaggio alla tomba dei Martiri della Libertà-
ore 16,00 - Concerto rock dei Settegrani presso l' Istituto Civico Musicale di Dongo.
25 aprile a Uggiate Trevano (Co) - INTITOLAZIONE DELLA SEZIONE ANPI DI UGGIATE TREVANO.
ore 11,00 - Corteo dal Municipio di Uggiate Trevano al Monumento ai Caduti. A seguire, presso la sala Cooperativa - palazzo "La Meridiana" di via Garibaldi intitolazione della sezione Anpi di Uggiate Trevano, parlerà on. Renzo Pigni, vice-presidente dell'Anpi Provinciale di Como.
giovedì 21 aprile 2011
CARATE BRIANZA: INAUGURAZIONE MOSTRA SULLA RESISTENZA, IL VIDEO.
Martedì 19 aprile, inaugurazione della mostra " Storia e cronaca della Resistenza italiana ed europea" presso la sala esposizioni della villa Cusani a Carate Brianza.
Qui sotto l'intervento della presidente di sezione, Paola Pozzoli e del partigiano Egeo Mantovani, presidente onorario dell' Anpi provinciale di Monza e Brianza e membro del Comitato d'onore nazionale.
L'Anpi di Carate Brianza lancia un appello all'amministrazione comunale caratese affinchè riveda la propria posizione circa la ristampa delle " Pagine della Resistenza caratese".
Qui sotto l'intervento della presidente di sezione, Paola Pozzoli e del partigiano Egeo Mantovani, presidente onorario dell' Anpi provinciale di Monza e Brianza e membro del Comitato d'onore nazionale.
L'Anpi di Carate Brianza lancia un appello all'amministrazione comunale caratese affinchè riveda la propria posizione circa la ristampa delle " Pagine della Resistenza caratese".
25 APRILE A VOGHERA, "PER DIGNITA' NON PER ODIO"
"Per dignità non per odio”. Questa la parola d'ordine lanciata dal Comitato Unitario Voghera e Oltrepo pavese per la manifestazione che si svolgerà il 25 aprile in piazza del Duomo, alle ore 15.30. una manifestazione provinciale per ricordare e festeggiare il 66° anniversario della Liberazione.
L’iniziativa è promossa dalle Associazioni Partigiane ANPI, FIVL, APC, FIAP e dall’ANED, unitamente al Comitato vogherese “per dignità, non per odio”..
La scelta di Voghera non è casuale. Nella città che ha svolto un ruolo importante nella Resistenza dell’Oltrepo pavese, a fine settembre 2010 proprio nella piazza intitolata alla Liberazione e a ridosso del Castello visconteo, già luogo di reclusione e di passaggio per la deportazione nei campi nazisti di antifascisti, partigiani, patrioti, cittadini ebrei, è stata collocata una targa in ricordo di sei appartenenti a formazioni armate della RSI quali Brigata nera e Sicherheits.
Ciò che quella targa rende fattuale, impiegando subdole reticenze e manipolando la categoria morale della pietà per i defunti, è una inaccettabile equiparazione tra gli schieramenti che si fronteggiarono nel nostro Paese dopo l’8 settembre 1943.
La compassione e il rispetto sono dovuti a tutti i morti, ma affinché siano autentici non possono prescindere da verità e giustizia. Ecco perché non è ammissibile omettere, confondere o minimizzare le colpevoli condotte di chi in vita seguì fino all'ultimo, con protervia e crudeltà, le lugubri bandiere della tirannide fascista, collaborando attivamente con l'invasore nazista e dando luogo, anche nei nostri comuni e nelle nostre zone, a distruzioni e feroci rastrellamenti che causarono un alto numero di vittime tra popolazione civile, partigiani e patrioti.
IL 25 aprile - si sottolinea in un volantino - a Voghera dobbiamo essere in tanti. "Per ribadire l'appartenenza e la continuità con la Storia migliore del Paese, con la memoria di quelle migliaia di donne e uomini che, con la loro scelta e il "coraggio del no", hanno conquistato, ieri per tutti, oggi anche per noi, libertà e democrazia e ce li hanno trasmesse non solo come obiettivi ideali e politici,ma nel pieno valore di inalienabili principi di dignità morale, sociale ed umana. Non vi è pacificazione più alta di quella sancita e compiuta dai principi fondamentali della Carta Costituzionale, nata da e nella lotta di Liberazione. Questo lo spirito da comprendere e condividere affinché il 25 aprile sia davvero Festa Nazionale!".
L’iniziativa è promossa dalle Associazioni Partigiane ANPI, FIVL, APC, FIAP e dall’ANED, unitamente al Comitato vogherese “per dignità, non per odio”..
La scelta di Voghera non è casuale. Nella città che ha svolto un ruolo importante nella Resistenza dell’Oltrepo pavese, a fine settembre 2010 proprio nella piazza intitolata alla Liberazione e a ridosso del Castello visconteo, già luogo di reclusione e di passaggio per la deportazione nei campi nazisti di antifascisti, partigiani, patrioti, cittadini ebrei, è stata collocata una targa in ricordo di sei appartenenti a formazioni armate della RSI quali Brigata nera e Sicherheits.
Ciò che quella targa rende fattuale, impiegando subdole reticenze e manipolando la categoria morale della pietà per i defunti, è una inaccettabile equiparazione tra gli schieramenti che si fronteggiarono nel nostro Paese dopo l’8 settembre 1943.
La compassione e il rispetto sono dovuti a tutti i morti, ma affinché siano autentici non possono prescindere da verità e giustizia. Ecco perché non è ammissibile omettere, confondere o minimizzare le colpevoli condotte di chi in vita seguì fino all'ultimo, con protervia e crudeltà, le lugubri bandiere della tirannide fascista, collaborando attivamente con l'invasore nazista e dando luogo, anche nei nostri comuni e nelle nostre zone, a distruzioni e feroci rastrellamenti che causarono un alto numero di vittime tra popolazione civile, partigiani e patrioti.
IL 25 aprile - si sottolinea in un volantino - a Voghera dobbiamo essere in tanti. "Per ribadire l'appartenenza e la continuità con la Storia migliore del Paese, con la memoria di quelle migliaia di donne e uomini che, con la loro scelta e il "coraggio del no", hanno conquistato, ieri per tutti, oggi anche per noi, libertà e democrazia e ce li hanno trasmesse non solo come obiettivi ideali e politici,ma nel pieno valore di inalienabili principi di dignità morale, sociale ed umana. Non vi è pacificazione più alta di quella sancita e compiuta dai principi fondamentali della Carta Costituzionale, nata da e nella lotta di Liberazione. Questo lo spirito da comprendere e condividere affinché il 25 aprile sia davvero Festa Nazionale!".
SMURAGLIA : " E' L'ORA DI UNA COMPATTA MANIFESTAZIONE DI RESISTENZA
"Ci avevano abituati (ma non rassegnati) al continuo disprezzo delle regole ed era già grave. Ma ora
si sta passando (e forse si è già passato) ogni limite. I continui attacchi alla Costituzione ed alle Istituzioni di garanzia, che provengano dall’alto o si presentino come iniziative individuali (alle quali, peraltro, molti non credono) non solo creano un clima sempre più deteriore, ma fanno precipitare il sistema di regole fondamentali garantite dalla Costituzione verso una pericolosa deriva". Lo scrive il neo presidente Anpi Carlo Smuraglia rispondendo all'appello di Articolo21 e Libertà e Giustizia.
Le più recenti manifestazioni (gli insulti alla Magistratura ed alla Corte Costituzionale, l’insofferenza verso il Presidente della Repubblica, la proposta di abrogazione della XII disposizione transitoria, così come il progetto di riforma, nientemeno, dall’art. 1 alla Costituzione) non possono essere più tollerate e richiedono una compatta manifestazione di resistenza, un grande sussulto di orgoglio, un forte impegno di tutti a difesa dei valori cui si fonda la nostra Repubblica democratica.
Si sveglino le coscienze inquiete. Bando ad ogni rassegnazione. Si facciano sentire le voci di quanti, in silenzio, trovano insopportabile una situazione del genere. Si faccia, insomma, sentire, con forza una volontà popolare unitaria di rigetto di questo pericoloso tentativo di spingerci verso soluzioni autoritarie e populiste.
A tutti chiediamo un maggior impegno nella vita di tutti i giorni, nello svolgimento delle singole funzioni della vita democratica, ma anche nei grandi momenti della vita del nostro Paese. Il 25 aprile, Festa della Liberazione, è l’occasione per levare alto un grido di ripulsa e di protesta, e al tempo stesso di impegno. Da tutte le piazze d’Italia emerga con chiarezza la forza della democrazia e la volontà popolare di salvaguardarla, proprio nel momento in cui ricordiamo i tanti caduti per la Libertà, che certo non sognavano un Paese come questo.
si sta passando (e forse si è già passato) ogni limite. I continui attacchi alla Costituzione ed alle Istituzioni di garanzia, che provengano dall’alto o si presentino come iniziative individuali (alle quali, peraltro, molti non credono) non solo creano un clima sempre più deteriore, ma fanno precipitare il sistema di regole fondamentali garantite dalla Costituzione verso una pericolosa deriva". Lo scrive il neo presidente Anpi Carlo Smuraglia rispondendo all'appello di Articolo21 e Libertà e Giustizia.
Le più recenti manifestazioni (gli insulti alla Magistratura ed alla Corte Costituzionale, l’insofferenza verso il Presidente della Repubblica, la proposta di abrogazione della XII disposizione transitoria, così come il progetto di riforma, nientemeno, dall’art. 1 alla Costituzione) non possono essere più tollerate e richiedono una compatta manifestazione di resistenza, un grande sussulto di orgoglio, un forte impegno di tutti a difesa dei valori cui si fonda la nostra Repubblica democratica.
Si sveglino le coscienze inquiete. Bando ad ogni rassegnazione. Si facciano sentire le voci di quanti, in silenzio, trovano insopportabile una situazione del genere. Si faccia, insomma, sentire, con forza una volontà popolare unitaria di rigetto di questo pericoloso tentativo di spingerci verso soluzioni autoritarie e populiste.
A tutti chiediamo un maggior impegno nella vita di tutti i giorni, nello svolgimento delle singole funzioni della vita democratica, ma anche nei grandi momenti della vita del nostro Paese. Il 25 aprile, Festa della Liberazione, è l’occasione per levare alto un grido di ripulsa e di protesta, e al tempo stesso di impegno. Da tutte le piazze d’Italia emerga con chiarezza la forza della democrazia e la volontà popolare di salvaguardarla, proprio nel momento in cui ricordiamo i tanti caduti per la Libertà, che certo non sognavano un Paese come questo.
APPELLO PER IL 25 APRILE
Questo l'Appello del Comitato nazionale dell'Anpi per il 25 aprile, festa della Liberazione
“Cari compagni, ora tocca a noi. Andiamo a raggiungere gli altri tre gloriosi compagni caduti per la salvezza e la gloria d'Italia. Voi sapete il compito che vi tocca. Io muoio, ma l'idea vivrà nel futuro, luminosa, grande e bella. Siamo alla fine di tutti i mali. Questi giorni sono come gli ultimi giorni di vita di un grosso mostro che vuol fare più vittime possibile. Se vivrete, tocca a voi rifare questa povera Italia che è così bella, che ha un sole così caldo, le mamme così buone e le ragazze così care. La mia giovinezza è spezzata ma sono sicuro che servirà da esempio.
Sui nostri corpi si farà il grande faro della Libertà” .
Giordano Cavestro (“Mirko"), 18 anni, studente di Parma, medaglia d’oro al valor militare, scrisse questa lettera appena prima di essere fucilato dai nazifascisti il 4 maggio 1944.
Il 25 aprile ha il suo nome.
Il 25 aprile ha il nome di tutti quei meravigliosi ragazzi e ragazze che immolarono la loro breve vita, senza alcuna esitazione, alla causa della liberazione del proprio Paese dalla tirannia nazifascista.
Il 25 aprile avremo i loro nomi nel cuore, nella coscienza, e li diffonderemo nelle piazze, ne faremo una ragione di impegno, ancora, per il futuro di una democrazia che, come sappiamo, come vediamo, non è data una volta per tutte, non vive di respiri propri, ma va irrobustita, vivificata,
giorno per giorno. Il 25 aprile diremo il nome di Giordano Cavestro a quei senatori della destra, che stanno tentando, con una ignobile proposta di legge, di abrogare la XII disposizione transitoria della Costituzione che vieta la riorganizzazione del partito fascista.
Diremo NO! E’ una vergogna, un oltraggio ai caduti per la libertà. All’Italia intera. Il 25 aprile diremo che dalla Liberazione non si torna indietro.
Da tutte le piazze, vie, scuole, caserme, mostreremo ancora una volta, e questa volta di più, il volto dell’Italia più bella e civile: quella che non dimentica. L’Italia democratica e antifascista.
“Cari compagni, ora tocca a noi. Andiamo a raggiungere gli altri tre gloriosi compagni caduti per la salvezza e la gloria d'Italia. Voi sapete il compito che vi tocca. Io muoio, ma l'idea vivrà nel futuro, luminosa, grande e bella. Siamo alla fine di tutti i mali. Questi giorni sono come gli ultimi giorni di vita di un grosso mostro che vuol fare più vittime possibile. Se vivrete, tocca a voi rifare questa povera Italia che è così bella, che ha un sole così caldo, le mamme così buone e le ragazze così care. La mia giovinezza è spezzata ma sono sicuro che servirà da esempio.
Sui nostri corpi si farà il grande faro della Libertà” .
Giordano Cavestro (“Mirko"), 18 anni, studente di Parma, medaglia d’oro al valor militare, scrisse questa lettera appena prima di essere fucilato dai nazifascisti il 4 maggio 1944.
Il 25 aprile ha il suo nome.
Il 25 aprile ha il nome di tutti quei meravigliosi ragazzi e ragazze che immolarono la loro breve vita, senza alcuna esitazione, alla causa della liberazione del proprio Paese dalla tirannia nazifascista.
Il 25 aprile avremo i loro nomi nel cuore, nella coscienza, e li diffonderemo nelle piazze, ne faremo una ragione di impegno, ancora, per il futuro di una democrazia che, come sappiamo, come vediamo, non è data una volta per tutte, non vive di respiri propri, ma va irrobustita, vivificata,
giorno per giorno. Il 25 aprile diremo il nome di Giordano Cavestro a quei senatori della destra, che stanno tentando, con una ignobile proposta di legge, di abrogare la XII disposizione transitoria della Costituzione che vieta la riorganizzazione del partito fascista.
Diremo NO! E’ una vergogna, un oltraggio ai caduti per la libertà. All’Italia intera. Il 25 aprile diremo che dalla Liberazione non si torna indietro.
Da tutte le piazze, vie, scuole, caserme, mostreremo ancora una volta, e questa volta di più, il volto dell’Italia più bella e civile: quella che non dimentica. L’Italia democratica e antifascista.
TESSERA AD HONOREM A GINO STRADA
Tessera Anpi ad honorem per Gino Strada, presidente di Emergency. La consegna è avvenuta al teatro Goldoni di Venezia durante la presentazione del nuovo mensile di Emergency "E-IL MENSILE".
A Gino Strada che già faceva parte del Comitato d’onore della sezione Anpi "Sette Martiri" oltre alla tessera d’onore dell’Anpi è stata consegnata copia della Costituzione pieghevole fatta stampare dall’Associazione partigiani di Venezia appositamente per le scuole.
lunedì 18 aprile 2011
domenica 17 aprile 2011
CARLO SMURAGLIA ELETTO NUOVO PRESIDENTE DELL' ANPI
Sabato 16 Aprile il Comitato Nazionale dell'ANPI, riunitosi a Roma
ha eletto come nuovo presidente nazionale dell'associazione
Carlo Smuraglia, 88 anni già Partigiano combattente, avvocato, senatore
e docente di diritto del lavoro. Prende il posto di Raimondo Ricci,
che è stato indicato dal comitato come futuro presidente del Comitato d'Onore ANPI.
Assumono la carica di vicepresidente:
Armando Cossutta, Luciano Guerzoni, Giovanna Stanka Hrovatin,
Lino Michelini, Carla Nespolo, Marisa Ombra,
Alessandro Pollio Salimbeni e Massimo Rendina.
Nella foto Carlo Smuraglia (a sinistra) a fianco di Raimondo Ricci
venerdì 15 aprile 2011
VITTORIO ARRIGONI
Ricordiamo Vittorio Arrigoni attraverso le parole di Peacereporter
"Dormite, che domani si va a ballare il rock-and-roll". Assomigliava a Corto Maltese, la prima volta che lo vidi. Aveva la pipa, un berretto blu da marinaio e la voce pacata. Da dieci giorni la pioggia di bombe sulla Striscia era terminata, e assieme ad alcuni cooperanti eravamo riusciti a entrare dall'Egitto per documentare gli effetti di Piombo Fuso, l'operazione militare israeliana che ha massacrato 1.300 palestinesi, 300 dei quali bambini. Siamo rimasti in piedi tutta la notte a chiacchierare di politica. Poi la sveglia, alle sei. "Andiamo a ballare il rock-and-roll". E siamo partiti, prima in macchina, poi su un camioncino scassato. Una decina di attivisti dell'Ism e qualche giornalista, tutti sul cassone del camioncino, con Vittorio che agitava le sue enormi braccia indicando la strada, mentre i bambini lo salutavano strillando 'Vik, habibi', fratello. Nel campo di al-Arahin, nei pressi di Khan Younis, al centro della Striscia di Gaza, i contadini erano pronti. Con l'aiuto degli attivisti potevano sperare di raccogliere almeno qualche chilo di prezzemolo da portare al mercato, senza correre il rischio di venire uccisi. La settimana prima, dal confine con Israele, un cecchino israeliano aveva colpito, ammazzandolo, un ragazzo di 19 anni: stava caricando il prezzemolo sul suo mulo. Forse si era avvicinato troppo alla rete. Quella rete che stringe Gaza come una gabbia. Ma oggi c'erano quelli dell'Ism, gli amici dell'Ism, e il raccolto sarebbe stato più abbondante. Oggi c'era Vik, col suo megafono, che gridava ai militari: "Siamo civili disarmati, non sparate". E invece, poco dopo, il rock-and-roll. Le raffiche facevano sobbalzare, e anche se nessuno si sentiva direttamente preso di mira - salvo i contadini, che per la paura si acquattavano immobili tra le piante - eravamo terrorizzati. Vittorio no, lui stava eretto col suo megafono, a gridare: "Vergogna, siete la vergogna di Israele". Era un rompiscatole, e qualcuno, non solo in Israele, lo avrebbe volentieri fatto fuori.
Vittorio era l'eroe buono che si racconta ai bambini prima di dormire. "... e poi arriva Vik col suo megafono, che caccia via i cattivi coi carri armati". Ha scelto di vivere con i deboli, e di aiutarli senza chiedere nulla in cambio. I proventi del suo libro, 'Restiamo umani', li ha devoluti all'associazione che ha creato per sostenere le vittime di Gaza. La sera che l'ho salutato vestiva una giacca elegante, lui che sembra uscito da un centro sociale. "Quanto ti è costata, Vik?". "Me l'hanno regalata". Come il piccolo portatile che usava per scrivere i resoconti da Gaza per PeaceReporter. Come tante altre cose, oggetti di utilità quotidiana che la popolazione della Striscia gli portava, a testimonianza della gratitudine verso questo ragazzo che viene da fuori, e che - chissà perché - ha scelto di rimanere lì, a lottare con loro contro l'assedio. Un assedio che, a fine 2008, ha portato la distruzione di un terremoto. Abbiamo potuto constatare di persona gli effetti dell'operazione Piombo Fuso. Sulle stesse strade che percorrevamo, tra gli edifici ridotti in macerie, solo poche settimane prima correvano le ambulanze. Su una di queste c'era Vittorio. Instancabile, coraggioso, forte. Raccoglieva i corpi rimasti a terra. E non aveva paura. Poi tornava a casa, un goccio di rum di contrabbando e di nuovo a scrivere. Non dormiva mai. A volte rimaneva ostaggio dei suoi incubi, visite notturne di una realtà che viveva quotidianamente, impastata di morte e di dolore. E soffriva per quel popolo, che amava anche nelle sue contraddizioni più crudeli. Averlo visto bendato e ferito, averlo pensato umiliato, impotente, muto, e poi disteso su un materasso, senza vita, è stato qualcosa che ha schiantato il petto. Alla sua morte non si può credere. Forse perché gli eroi non muoiono. Ma se a Gaza oggi qualcuno può trattare un eroe come carne da macello, a questo qualcuno, chiunque egli sia, non si può più chiedere di restare umano. E forse, dopo la morte di Vik, neppure a noi.
Luca Galassi
giovedì 14 aprile 2011
5 x 1000 ALL' ANPI
Destinare il 5 per mille della dichiarazione dei redditi 2011 all’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia è semplice:
1.Nel quadro Scelta per la destinazione del cinque per mille dell’Irpef dei Modelli CUD, 730-1 e Unico
apponi la tua firma solo nel primo dei tre spazi previsti, quello con la dicitura “Sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale e delle associazioni riconosciute che operano nei settori di cui all’art. 10, c. 1, lett a), del D.Lgs. n. 460 del 1997“
2.Sotto la firma inserisci il Codice Fiscale dell’ANPI 00776550584
È importante firmare anche se il calcolo della tua Irpef è pari a zero o a credito. La ripartizione delle somme tra i beneficiari viene calcolata in proporzione al numero di sottoscrizioni ricevute da ciascun soggetto.
Quindi firma e fai firmare in favore dell’ANPI.
mercoledì 13 aprile 2011
martedì 12 aprile 2011
"CE L'AVETE AMMAZZATO IL DUCE, BASTARDI !
"Ce l'avete ammazzato il Duce, bastardi !"
SENZA PAROLE...al minuto 1,58
SENZA PAROLE...al minuto 1,58
ATTACCO ALLA COSTITUZIONE
Costituzione, il chiodo fisso di B.
"Sovietica". "Vecchia". "Mi impedisce di governare". "Dà troppo potere alla Consulta". "Tutela eccessivamente i giudici". "Un inferno"... Da dieci anni il premier batte sempre lì. Ecco una raccolta, data per data, della sua lotta continua alle legge fondamentale dello Stato
(11 aprile 2011)Silvio Berlusconi e la Costituzione: cronaca virgolettata di dieci anni di picconate contro la legge fondamentale dello Stato.
«Al Senato rivisiteremo l'articolo 117 della Costituzione». (4 dicembre 2002, alla presentazione del libro di Bruno Vespa "La grande muraglia")
«La formulazione dell'articolo 41 e seguenti risente delle implicazioni sovietiche che fanno riferimento alla cultura e alla Costituzione sovietica da parte dei padri che hanno scritto la Costituzione». (12 aprile 2003, a Confindustria)
«Modificare la Costituzione, renderla moderna, adeguarla al nuovo sistema politico è la mia scommessa». (16 aprile 2008)
«La Costituzione si può cambiare». (10 dicembre 2008, alla presentazione del libro di Bruno Vespa "Viaggio in un'Italia diversa")
«Non si può governare il Paese senza la decretazione d'urgenza. Sono assolutamente convinto che il paese è avanzato, ma con una sua architettura non adeguata ai tempi. Si può arrivare a una scrittura più chiara della Costituzione. Senza la possibilità di ricorrere a decreti legge, tornerei dal popolo a chiedere di cambiare la Costituzione e il governo». (6 febbraio 2009, in conferenza stampa)
«La Costituzione va rivitalizzata e arricchita. La Costituzione (attuale, ndr) assegna al presidente del Consiglio dei poteri quasi inesistenti.» (29 marzo 2009, al congresso del PdL)
«Una democrazia vera non può essere soggetta al potere di un ordine che non ha legittimazione elettorale (la Consulta, ndr) e per questo può rendersi necessaria una riforma della Costituzione». (16 ottobre 2009, da Sofia)
«E' ora che la Costituzione formale sia aggiornata e messa al passo con la realtà del Paese». (4 novembre 2009, anticipazione dal libro di Bruno Vespa "Donne di cuori")
«Seguirà, a coronamento dei nostri sforzi, l'indispensabile riforma costituzionale della giustizia». (20 novembre 2009, nel messaggio alla VI conferenza nazionale dell'Avvocatura)
«Cambieremo la costituzione, in Italia non c'è l'immunità parlamentare». (10 dicembre 2009, al congresso del Partito Popolare Europeo)
«La riforma costituzionale è qualcosa a cui vale la pena di lavorare». (17 aprile 2010, al Salone del Mobile)
«Ci sono tre anni di legislatura per fare le riforme costituzionali.» (25 aprile 201 nel videomessaggio in occasione dell'anniversario della Liberazione)
«L'aumento dei poteri del premier fa parte della riforma della seconda parte della Costituzione che abbiamo in programma». (25 maggio 2010, anticipazione dal libro di Bruno Vespa "Nel segno del Cavaliere")
«Governare con le regole della Costituzione, visto da dentro, è un inferno. Non è che manchino le intenzioni o buoni progetti, ma è l'architettura costituzionale che rende difficilissimo trasformare progetti in leggi concrete». (9 giugno 2010, alla Confartigianato)
«I poteri del premier sono praticamente nulli, un capo del governo ha la possibilità solo di stilare l'ordine del giorno nel Consiglio dei ministri. Sono pronto a cambiare la Costituzione». (12 giugno 2010, ai giovani del PdL)
«Occorrerà intervenire sul Consiglio superiore della magistratura con una riforma costituzionale». (29 settembre 2010, discorso alla Camera)
«La Costituzione non è un dogma, ma una carta delle regole democratiche che riconosce al suo stesso interno la possibilità di essere adattata. Un insegnamento che abbiamo fatto nostro con il preciso impegno di introdurre quelle riforme istituzionali necessarie per ammodernare lo Stato e renderlo più efficiente». (12 ottobre 2010, nel messaggio commemorativo di Francesco Cossiga al Senato)
«Appena il Parlamento ci avrà confermato la fiducia, la prossima tappa sarà la riforma costituzionale della giustizia». (27 novembre 2010, in collegamento telefonico con l'assemblea dell'Adc)
«Porteremo nel prossimo Consiglio dei ministri la modifica dell'articolo 41 della Costituzione». (2 febbraio 2011, al TG1)
«Convocherò il Consiglio dei Ministri per fargli varare entro pochi giorni e in seduta straordinaria la riforma costituzionale della Giustizia». (20 febbraio 2011, audiomessaggio ai Promotori della Libertà)
Tratto da espresso.repubblica.it
"Sovietica". "Vecchia". "Mi impedisce di governare". "Dà troppo potere alla Consulta". "Tutela eccessivamente i giudici". "Un inferno"... Da dieci anni il premier batte sempre lì. Ecco una raccolta, data per data, della sua lotta continua alle legge fondamentale dello Stato
(11 aprile 2011)Silvio Berlusconi e la Costituzione: cronaca virgolettata di dieci anni di picconate contro la legge fondamentale dello Stato.
«Al Senato rivisiteremo l'articolo 117 della Costituzione». (4 dicembre 2002, alla presentazione del libro di Bruno Vespa "La grande muraglia")
«La formulazione dell'articolo 41 e seguenti risente delle implicazioni sovietiche che fanno riferimento alla cultura e alla Costituzione sovietica da parte dei padri che hanno scritto la Costituzione». (12 aprile 2003, a Confindustria)
«Modificare la Costituzione, renderla moderna, adeguarla al nuovo sistema politico è la mia scommessa». (16 aprile 2008)
«La Costituzione si può cambiare». (10 dicembre 2008, alla presentazione del libro di Bruno Vespa "Viaggio in un'Italia diversa")
«Non si può governare il Paese senza la decretazione d'urgenza. Sono assolutamente convinto che il paese è avanzato, ma con una sua architettura non adeguata ai tempi. Si può arrivare a una scrittura più chiara della Costituzione. Senza la possibilità di ricorrere a decreti legge, tornerei dal popolo a chiedere di cambiare la Costituzione e il governo». (6 febbraio 2009, in conferenza stampa)
«La Costituzione va rivitalizzata e arricchita. La Costituzione (attuale, ndr) assegna al presidente del Consiglio dei poteri quasi inesistenti.» (29 marzo 2009, al congresso del PdL)
«Una democrazia vera non può essere soggetta al potere di un ordine che non ha legittimazione elettorale (la Consulta, ndr) e per questo può rendersi necessaria una riforma della Costituzione». (16 ottobre 2009, da Sofia)
«E' ora che la Costituzione formale sia aggiornata e messa al passo con la realtà del Paese». (4 novembre 2009, anticipazione dal libro di Bruno Vespa "Donne di cuori")
«Seguirà, a coronamento dei nostri sforzi, l'indispensabile riforma costituzionale della giustizia». (20 novembre 2009, nel messaggio alla VI conferenza nazionale dell'Avvocatura)
«Cambieremo la costituzione, in Italia non c'è l'immunità parlamentare». (10 dicembre 2009, al congresso del Partito Popolare Europeo)
«La riforma costituzionale è qualcosa a cui vale la pena di lavorare». (17 aprile 2010, al Salone del Mobile)
«Ci sono tre anni di legislatura per fare le riforme costituzionali.» (25 aprile 201 nel videomessaggio in occasione dell'anniversario della Liberazione)
«L'aumento dei poteri del premier fa parte della riforma della seconda parte della Costituzione che abbiamo in programma». (25 maggio 2010, anticipazione dal libro di Bruno Vespa "Nel segno del Cavaliere")
«Governare con le regole della Costituzione, visto da dentro, è un inferno. Non è che manchino le intenzioni o buoni progetti, ma è l'architettura costituzionale che rende difficilissimo trasformare progetti in leggi concrete». (9 giugno 2010, alla Confartigianato)
«I poteri del premier sono praticamente nulli, un capo del governo ha la possibilità solo di stilare l'ordine del giorno nel Consiglio dei ministri. Sono pronto a cambiare la Costituzione». (12 giugno 2010, ai giovani del PdL)
«Occorrerà intervenire sul Consiglio superiore della magistratura con una riforma costituzionale». (29 settembre 2010, discorso alla Camera)
«La Costituzione non è un dogma, ma una carta delle regole democratiche che riconosce al suo stesso interno la possibilità di essere adattata. Un insegnamento che abbiamo fatto nostro con il preciso impegno di introdurre quelle riforme istituzionali necessarie per ammodernare lo Stato e renderlo più efficiente». (12 ottobre 2010, nel messaggio commemorativo di Francesco Cossiga al Senato)
«Appena il Parlamento ci avrà confermato la fiducia, la prossima tappa sarà la riforma costituzionale della giustizia». (27 novembre 2010, in collegamento telefonico con l'assemblea dell'Adc)
«Porteremo nel prossimo Consiglio dei ministri la modifica dell'articolo 41 della Costituzione». (2 febbraio 2011, al TG1)
«Convocherò il Consiglio dei Ministri per fargli varare entro pochi giorni e in seduta straordinaria la riforma costituzionale della Giustizia». (20 febbraio 2011, audiomessaggio ai Promotori della Libertà)
Tratto da espresso.repubblica.it
domenica 10 aprile 2011
mercoledì 6 aprile 2011
NELLA DESTRA C'E' CHI VUOLE DI NUOVO IL PARTITO FASCISTA !
FASCISTI !
“Odioso e provocatorio”, questo il commento dell’Anpi a proposito del Disegno di Legge costituzionale, depositato alla segreteria di Palazzo Madama da cinque senatori della destra, volto ad abolire la XII Disposizione transitoria della Costituzione Repubblicana che vieta “la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del partito fascista”.
“Si tratta – si spiega in una nota del Comitato nazionale - dell’ennesima aggressione alla Costituzione, la più dissennata tentata dalla destra e dal suo governo”.
“Sul fascismo e sui suoi misfatti di dittatura, miseria, guerra, occupazione straniera del Paese, torture, crimini e stragi, pende implacabile e incancellabile da ogni revisionismo il giudizio della storia”.
“Sull’Antifascismo, sulla Resistenza e sulla Liberazione – si ricorda - fondano la Costituzione, la Repubblica e la Democrazia riconquistata!”
“Contro l’esecrabile tentativo di riaprire la porta alla costituzione del partito fascista e di abolire il reato di apologia del fascismo, l’ANPI chiede la mobilitazione unitaria in tutto il Paese dei partigiani, degli antifascisti e delle loro associazioni insieme alle forze della politica, della cultura, dei sindacati e dell’associazionismo democratico”.
“Dalla Guerra di Liberazione, dal 25 Aprile, non si torna indietro”.
Il disegno di legge in oggetto abolisce la XII norma transitoria e finale della Costituzione, quella che vieta "sotto qualsiasi forma, la riorganizzazione del disciolto partito fascista".
E stato presentato dal senatore del Pdl Cristano De Eccher (Pdl), cofirmatari i senatori del Pdl Fabrizio Di Stefano, Francesco Bevilacqua, Giorgio Bornacin, Achille Totaro e il senatore Fli Egidio Digilio, che poco dopo ha ritirato la sua firma.
“Odioso e provocatorio”, questo il commento dell’Anpi a proposito del Disegno di Legge costituzionale, depositato alla segreteria di Palazzo Madama da cinque senatori della destra, volto ad abolire la XII Disposizione transitoria della Costituzione Repubblicana che vieta “la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del partito fascista”.
“Si tratta – si spiega in una nota del Comitato nazionale - dell’ennesima aggressione alla Costituzione, la più dissennata tentata dalla destra e dal suo governo”.
“Sul fascismo e sui suoi misfatti di dittatura, miseria, guerra, occupazione straniera del Paese, torture, crimini e stragi, pende implacabile e incancellabile da ogni revisionismo il giudizio della storia”.
“Sull’Antifascismo, sulla Resistenza e sulla Liberazione – si ricorda - fondano la Costituzione, la Repubblica e la Democrazia riconquistata!”
“Contro l’esecrabile tentativo di riaprire la porta alla costituzione del partito fascista e di abolire il reato di apologia del fascismo, l’ANPI chiede la mobilitazione unitaria in tutto il Paese dei partigiani, degli antifascisti e delle loro associazioni insieme alle forze della politica, della cultura, dei sindacati e dell’associazionismo democratico”.
“Dalla Guerra di Liberazione, dal 25 Aprile, non si torna indietro”.
Il disegno di legge in oggetto abolisce la XII norma transitoria e finale della Costituzione, quella che vieta "sotto qualsiasi forma, la riorganizzazione del disciolto partito fascista".
E stato presentato dal senatore del Pdl Cristano De Eccher (Pdl), cofirmatari i senatori del Pdl Fabrizio Di Stefano, Francesco Bevilacqua, Giorgio Bornacin, Achille Totaro e il senatore Fli Egidio Digilio, che poco dopo ha ritirato la sua firma.
lunedì 4 aprile 2011
IL FASCISMO SU FACEBOOK
Un insegnante scrive all' ANPI Nazionale
Spett.le ANPI,
sono un insegnante di Liceo e Vi scrivo per comunicarVi il mio stupore nel vedere su FB parecchi gruppi inneggianti al Fascismo, al Nazismo e all'antisemitismo. Ho provato più volte a segnalare il fatto ai gestori di FB i quali prontamente NON HANNO FATTO NULLA. Ritengo grave il fatto non solo dal punto di vista ideologico ma anche pedagogico. I nostri giovani passano buona parte del loro tempo sulla rete e, in molti casi, l'unica fonte di informazione è la rete stessa e i social network, luoghi in cui le opinioni si costruiscono sulla base di ragioni(sic!) molte volte approssimative o addirittura false.
Non sapendo a chi rivolgermi, ho pensato a Voi. Ho confidato nel fatto che una prestigiosa associazione come la Vostra potesse fare la voce "grossa" con i gestori del sito e chiedere un'attenta valutazione del contenuto delle pagine web.
E' un'impresa infinita ma, se non altro, val la pena di essere intrapresa.
Inoltre, per l'Italia non si configura anche l'ipotesi di reato di apologia?
Grazie mille!
Buon lavoro
christian antonio rosso
Liceo quasimodo - Magenta MI
Spett.le ANPI,
sono un insegnante di Liceo e Vi scrivo per comunicarVi il mio stupore nel vedere su FB parecchi gruppi inneggianti al Fascismo, al Nazismo e all'antisemitismo. Ho provato più volte a segnalare il fatto ai gestori di FB i quali prontamente NON HANNO FATTO NULLA. Ritengo grave il fatto non solo dal punto di vista ideologico ma anche pedagogico. I nostri giovani passano buona parte del loro tempo sulla rete e, in molti casi, l'unica fonte di informazione è la rete stessa e i social network, luoghi in cui le opinioni si costruiscono sulla base di ragioni(sic!) molte volte approssimative o addirittura false.
Non sapendo a chi rivolgermi, ho pensato a Voi. Ho confidato nel fatto che una prestigiosa associazione come la Vostra potesse fare la voce "grossa" con i gestori del sito e chiedere un'attenta valutazione del contenuto delle pagine web.
E' un'impresa infinita ma, se non altro, val la pena di essere intrapresa.
Inoltre, per l'Italia non si configura anche l'ipotesi di reato di apologia?
Grazie mille!
Buon lavoro
christian antonio rosso
Liceo quasimodo - Magenta MI
I RACCONTI SHOCK DEI NAZISTI : "CHE GIOIA UCCIDERE ITALIANI"
I dialoghi dei soldati della Wehrmacht rivelati in un libro da due storici tedeschi. Bambini e donne massacrati: "Ma che pena i cavalli"
BERLINO - "In Italia, in ogni luogo dove arrivavamo, il tenente ci diceva sempre "cominciate ad ammazzarne un po'". Io parlavo italiano, avevo compiti speciali". Conversazione quotidiana tra un caporalmaggiore della Wehrmacht e un suo compagno di prigionia, registrata dai servizi segreti alleati durante la seconda guerra mondiale. Una delle tante. Citando e narrando questi documenti, un libro d'imminente uscita in Germania racconta con la precisa freddezza degli storici una realtà agghiacciante, che i tedeschi del dopoguerra, nelle due Germanie e dopo la riunificazione, avevano amato rimuovere: la Wehrmacht non fu l'esercito implacabile ma "pulito" e cavalleresco. Fu nell'animo collettivo pieno complice sia dell'Olocausto, sia dei crimini di guerra.
Ancora una volta la Germania democratica, antinucleare, pacifista fino al no alle bombe contro Gheddafi, rifà i conti con il passato.
"Soldaten, Protokolle von Kaempfen, Toeten und Sterben", cioè "Soldati, protocolli del combattere, dell'uccidere e del morire", s'intitola il libro degli storici Soenke Neitzel e Harald Welzer, in uscita per i tipi della S. Fischer Verlag di Francoforte (524 pagine, 22,95 euro). Un documento nuovo, testimonianza dell'onestà spietata con se stessi con cui i nuovi tedeschi guardano alla loro Storia. Per anni, Neitzel e Welzer hanno studiato oltre 150mila pagine di archivi dell'Intelligence Service britannico e dello Oss americano. Erano le registrazioni dattiloscritte dei colloqui tra prigionieri
tedeschi, selezionati a caso dai servizi alleati. I britannici effettuarono l'operazione soprattutto a Trent Park, concentrandosi sugli ufficiali, gli americani a Fort Hunt privilegiando soldati semplici e graduati. Volevano capire la psicologia del nemico, scoprirono l'orrore. Ignari d'essere ascoltati, soldati e ufficiali della Wehrmacht parlavano liberamente, si vantavano a gara tra chi era stato più spavaldo e spietato.
"In un villaggio in Russia c'erano partigiani. E' chiaro che dovevamo fare terra bruciata, uccidemmo donne, bambini, tutto e tutti", dice un soldato a un altro. Oppure, ricordando l'aggressione alla Polonia: "Bombardavamo e mitragliavamo a volo radente attorno a Poznan, volevamo fare tutto il possibile con le mitragliatrici di bordo. Soldati, civili? La gente non mi faceva pena, ma uccidemmo anche cavalli, per i cavalli fui dispiaciuto fino all'ultimo giorno".
Diciotto milioni di uomini, 4 uomini tedeschi adulti su 10, servirono nella Wehrmacht. Queste conversazioni di prigionia tra gente comune, non tra nazisti convinti prescelti nelle SS, narrano l'adesione spontanea alla guerra totale hitleriana. Torniamo ai massacri in Italia: "Il tenente ci diceva, ammazzatene venti, così avremo un po' di pace, alla minima loro sciocchezza via altri cinquanta. Ra-ta-ta-ta con le mitragliatrici, lui urlava, "crepate, maiali", odiava gli italiani con rabbia". Anche altrove: "In Caucaso, se uccidevano uno di noi, il tenente non aveva bisogno di impartire ordini. Pistole pronte, donne, bambini, tutto quel che vedevamo, via!":
Il raptus sterminatore non contagiava solo fanti, bensì anche marinai della Reichskriegsmarine e i piloti della Luftwaffe tanto mitizzati come cavalieri dell'aria. "Col nostro U-Boot affondammo un cargo trasporta-bambini", dice il marinaio Solm nel 1943 a un compagno di prigionia. (Ndr erano le navi con cui i bimbi inglesi venivano portati in salvo dai bombardamenti, in Usa e Canada).
"Tutti affogati? Sì, tutti. E la nave? Seimila tonnellate".
Durante la Battaglia aerea d'Inghilterra, affrontare in duello Spitfires e Hurricanes della Royal Air Force non faceva piacere, ma accanirsi sui civili sì. "Avevamo un cannone da 20 mm, volando bassi su Eastbourne abbiamo visto una festa in una villa, abbiamo sparato, ragazze in abito sexy e uomini eleganti schizzavano via nel sangue, amico mio che divertimento!", si confessano gli ex piloti Baeumer e Greim. Poi c'era il sesso di guerra: "In quella casa a Radom in Polonia", disse il soldato Wallus, "ci portavano con i camion, ogni donna doveva avere una quindicina di noi ogni ora, ogni due settimane dovevano sostituirle". Con le partigiane, ancora più duri, ricorda il militare Reimbold: "In Russia prendemmo una spia, le infilzammo i seni con spini, le infilammo la canna del fucile di dietro, poi ce la facemmo. Poi la buttammo giù dal camion, le tirammo granate attorno, figurati, urlava ogni volta che esplodevano vicino!".
Tratto da Repubblica.it
BERLINO - "In Italia, in ogni luogo dove arrivavamo, il tenente ci diceva sempre "cominciate ad ammazzarne un po'". Io parlavo italiano, avevo compiti speciali". Conversazione quotidiana tra un caporalmaggiore della Wehrmacht e un suo compagno di prigionia, registrata dai servizi segreti alleati durante la seconda guerra mondiale. Una delle tante. Citando e narrando questi documenti, un libro d'imminente uscita in Germania racconta con la precisa freddezza degli storici una realtà agghiacciante, che i tedeschi del dopoguerra, nelle due Germanie e dopo la riunificazione, avevano amato rimuovere: la Wehrmacht non fu l'esercito implacabile ma "pulito" e cavalleresco. Fu nell'animo collettivo pieno complice sia dell'Olocausto, sia dei crimini di guerra.
Ancora una volta la Germania democratica, antinucleare, pacifista fino al no alle bombe contro Gheddafi, rifà i conti con il passato.
"Soldaten, Protokolle von Kaempfen, Toeten und Sterben", cioè "Soldati, protocolli del combattere, dell'uccidere e del morire", s'intitola il libro degli storici Soenke Neitzel e Harald Welzer, in uscita per i tipi della S. Fischer Verlag di Francoforte (524 pagine, 22,95 euro). Un documento nuovo, testimonianza dell'onestà spietata con se stessi con cui i nuovi tedeschi guardano alla loro Storia. Per anni, Neitzel e Welzer hanno studiato oltre 150mila pagine di archivi dell'Intelligence Service britannico e dello Oss americano. Erano le registrazioni dattiloscritte dei colloqui tra prigionieri
tedeschi, selezionati a caso dai servizi alleati. I britannici effettuarono l'operazione soprattutto a Trent Park, concentrandosi sugli ufficiali, gli americani a Fort Hunt privilegiando soldati semplici e graduati. Volevano capire la psicologia del nemico, scoprirono l'orrore. Ignari d'essere ascoltati, soldati e ufficiali della Wehrmacht parlavano liberamente, si vantavano a gara tra chi era stato più spavaldo e spietato.
"In un villaggio in Russia c'erano partigiani. E' chiaro che dovevamo fare terra bruciata, uccidemmo donne, bambini, tutto e tutti", dice un soldato a un altro. Oppure, ricordando l'aggressione alla Polonia: "Bombardavamo e mitragliavamo a volo radente attorno a Poznan, volevamo fare tutto il possibile con le mitragliatrici di bordo. Soldati, civili? La gente non mi faceva pena, ma uccidemmo anche cavalli, per i cavalli fui dispiaciuto fino all'ultimo giorno".
Diciotto milioni di uomini, 4 uomini tedeschi adulti su 10, servirono nella Wehrmacht. Queste conversazioni di prigionia tra gente comune, non tra nazisti convinti prescelti nelle SS, narrano l'adesione spontanea alla guerra totale hitleriana. Torniamo ai massacri in Italia: "Il tenente ci diceva, ammazzatene venti, così avremo un po' di pace, alla minima loro sciocchezza via altri cinquanta. Ra-ta-ta-ta con le mitragliatrici, lui urlava, "crepate, maiali", odiava gli italiani con rabbia". Anche altrove: "In Caucaso, se uccidevano uno di noi, il tenente non aveva bisogno di impartire ordini. Pistole pronte, donne, bambini, tutto quel che vedevamo, via!":
Il raptus sterminatore non contagiava solo fanti, bensì anche marinai della Reichskriegsmarine e i piloti della Luftwaffe tanto mitizzati come cavalieri dell'aria. "Col nostro U-Boot affondammo un cargo trasporta-bambini", dice il marinaio Solm nel 1943 a un compagno di prigionia. (Ndr erano le navi con cui i bimbi inglesi venivano portati in salvo dai bombardamenti, in Usa e Canada).
"Tutti affogati? Sì, tutti. E la nave? Seimila tonnellate".
Durante la Battaglia aerea d'Inghilterra, affrontare in duello Spitfires e Hurricanes della Royal Air Force non faceva piacere, ma accanirsi sui civili sì. "Avevamo un cannone da 20 mm, volando bassi su Eastbourne abbiamo visto una festa in una villa, abbiamo sparato, ragazze in abito sexy e uomini eleganti schizzavano via nel sangue, amico mio che divertimento!", si confessano gli ex piloti Baeumer e Greim. Poi c'era il sesso di guerra: "In quella casa a Radom in Polonia", disse il soldato Wallus, "ci portavano con i camion, ogni donna doveva avere una quindicina di noi ogni ora, ogni due settimane dovevano sostituirle". Con le partigiane, ancora più duri, ricorda il militare Reimbold: "In Russia prendemmo una spia, le infilzammo i seni con spini, le infilammo la canna del fucile di dietro, poi ce la facemmo. Poi la buttammo giù dal camion, le tirammo granate attorno, figurati, urlava ogni volta che esplodevano vicino!".
Tratto da Repubblica.it
PIAZZE DELLA COSTITUZIONE
L'ANPI Nazionale aderisce pienamente alle manifestazioni che si terranno domani 5 aprile a Roma a difesa della democrazia e della legalità repubblicana. Auspicando una "piazza della Costituzione" ampiamente partecipata, una piazza dei diritti, della responsabilità collettiva, delle radici civili del Paese - Antifascismo, Resistenza, Costituzione - auguriamo a tutti i promotori dell'iniziativa e a coloro che saranno presenti una buona primavera di liberazione.
IL COMITATO NAZIONALE ANPI
IL COMITATO NAZIONALE ANPI
domenica 3 aprile 2011
TARGA DI VOGHERA, LA POSIZIONE DEL CONGRESSO NAZIONALE
ORDINE DEL GIORNO
Il XV Congresso Nazionale dell’ANPI (Torino 24-27 marzo 2011)
ESPRIME LA PROPRIA CONDANNA per la scelta dell’apposizione da parte dell’Amministrazione comunale di Voghera di una targa ricordo per sei rappresentanti di formazioni armate della RSI – GNR, Brigata nera, Sicherheits . Tale targa è stata posizionata - nell’ottobre 2010 - nella piazza intitolata alla Liberazione, nonché a lato del Castello visconteo, già luogo di reclusione e di passaggio per la deportazione nei campi nazisti di antifascisti, partigiani, patrioti,cittadini ebrei vogheresi e dell’Oltrepo pavese.
L’assemblea congressuale RITIENE che la targa apposta sia un inaccettabile segno di equiparazione delle parti che si schierarono nel nostro Paese dopo l’8 settembre 1943e che il suo dettato rappresenti un subdolo tentativo di annullare la distinzione tra i carnefici e oppressori rispetto alle vittime e ai combattenti per la libertà;
RICORDA che sulla targa è presente tra gli altri il nominativo di Arnaldo Romanzi, comandante della Brigata nera di Voghera, responsabile politico e militare di un reparto fascista, che:
- ha attivamente partecipato ai rastrellamenti nella zona vogherese e oltrepadana,
culminati nell’eccidio di Verretto del gennaio 1945 dove caddero Ermanno Gabetta
(Medaglia d’oro al Valor Militare), Giovanni Mussini, Ferruccio Luini, Pietro Rota;
- ha provocato, durante la fuga del 25 aprile la morte di Franco Quarleri (anch’egli
Medaglia d’oro al Valor Militare) e di un cittadino inerme;
RICORDA inoltre che altri dei nominativi elencati sulla targa appartenevano alla
famigerata banda criminale Sicherheits di Alfieri e Fiorentini, che ha operato alle dirette dipendenze dei nazisti e si è distinta per la ferocia nella repressione contro i partigiani e la popolazione civile nell’intero Oltrepo pavese in molteplici episodi, tra i quali:
- le atroci torture e sevizie per i resistenti che vennero rinchiusi nelle sue sedi a Broni (ex
albergo Savoia) e nel castello di Cigognola;
- nell’eccidio di Pozzol Groppo (Al) dove vengono uccisi Carlo Covini, Anna Mascherini,
Alberto Piumati, Lucio Martinelli, Giovanni Torlasco e Fulvio Sala;
- nell’eccidio di Cascina Bella a Bressana (Pv) dove vengono uccisi Natale Del Favero,
Pierino Landini, Peppino Marabelli, Bordino Milanesi, Erminio Milanesi;
NELL’EVIDENZIARE E RICORDARE A TUTTI che i principi dell’Antifascismo e della
Resistenza stanno alla base della nostra Costituzione repubblicana e che il 25 Aprile di ogni anno la Repubblica ed il popolo italiano celebrano la Festa della Liberazione per ricordare ed onorare tutti coloro che scelsero di combattere per liberare la Patria dall’occupante tedesco e sconfiggere il fascismo;
ESPRIME la propria solidarietà e piena adesione alle iniziative promosse dal Comitato
unitario “per dignità, non per odio” (che vede la presenza, oltre alle Associazioni
partigiane, di un’ampia e plurale rappresentanza di forze politiche, sindacali, associazioni e gruppi) ed INVITA le Istituzioni nazionali e locali a pronunciarsi con ogni opportuno atto ufficiale contro la permanenza di quella targa in un luogo pubblico così simbolico.
Sollecita infine i cittadini tutti e ad adoperarsi affinché cessi l’offesa che con quella installazione si è arrecato al ricordo delle vittime - popolazione civile, partigiani e patrioti - e delle distruzioni provocate dai feroci rastrellamenti nazifascisti nell’Oltrepo Pavese e nei territori confinanti.
Il XV Congresso Nazionale dell’ANPI (Torino 24-27 marzo 2011)
ESPRIME LA PROPRIA CONDANNA per la scelta dell’apposizione da parte dell’Amministrazione comunale di Voghera di una targa ricordo per sei rappresentanti di formazioni armate della RSI – GNR, Brigata nera, Sicherheits . Tale targa è stata posizionata - nell’ottobre 2010 - nella piazza intitolata alla Liberazione, nonché a lato del Castello visconteo, già luogo di reclusione e di passaggio per la deportazione nei campi nazisti di antifascisti, partigiani, patrioti,cittadini ebrei vogheresi e dell’Oltrepo pavese.
L’assemblea congressuale RITIENE che la targa apposta sia un inaccettabile segno di equiparazione delle parti che si schierarono nel nostro Paese dopo l’8 settembre 1943e che il suo dettato rappresenti un subdolo tentativo di annullare la distinzione tra i carnefici e oppressori rispetto alle vittime e ai combattenti per la libertà;
RICORDA che sulla targa è presente tra gli altri il nominativo di Arnaldo Romanzi, comandante della Brigata nera di Voghera, responsabile politico e militare di un reparto fascista, che:
- ha attivamente partecipato ai rastrellamenti nella zona vogherese e oltrepadana,
culminati nell’eccidio di Verretto del gennaio 1945 dove caddero Ermanno Gabetta
(Medaglia d’oro al Valor Militare), Giovanni Mussini, Ferruccio Luini, Pietro Rota;
- ha provocato, durante la fuga del 25 aprile la morte di Franco Quarleri (anch’egli
Medaglia d’oro al Valor Militare) e di un cittadino inerme;
RICORDA inoltre che altri dei nominativi elencati sulla targa appartenevano alla
famigerata banda criminale Sicherheits di Alfieri e Fiorentini, che ha operato alle dirette dipendenze dei nazisti e si è distinta per la ferocia nella repressione contro i partigiani e la popolazione civile nell’intero Oltrepo pavese in molteplici episodi, tra i quali:
- le atroci torture e sevizie per i resistenti che vennero rinchiusi nelle sue sedi a Broni (ex
albergo Savoia) e nel castello di Cigognola;
- nell’eccidio di Pozzol Groppo (Al) dove vengono uccisi Carlo Covini, Anna Mascherini,
Alberto Piumati, Lucio Martinelli, Giovanni Torlasco e Fulvio Sala;
- nell’eccidio di Cascina Bella a Bressana (Pv) dove vengono uccisi Natale Del Favero,
Pierino Landini, Peppino Marabelli, Bordino Milanesi, Erminio Milanesi;
NELL’EVIDENZIARE E RICORDARE A TUTTI che i principi dell’Antifascismo e della
Resistenza stanno alla base della nostra Costituzione repubblicana e che il 25 Aprile di ogni anno la Repubblica ed il popolo italiano celebrano la Festa della Liberazione per ricordare ed onorare tutti coloro che scelsero di combattere per liberare la Patria dall’occupante tedesco e sconfiggere il fascismo;
ESPRIME la propria solidarietà e piena adesione alle iniziative promosse dal Comitato
unitario “per dignità, non per odio” (che vede la presenza, oltre alle Associazioni
partigiane, di un’ampia e plurale rappresentanza di forze politiche, sindacali, associazioni e gruppi) ed INVITA le Istituzioni nazionali e locali a pronunciarsi con ogni opportuno atto ufficiale contro la permanenza di quella targa in un luogo pubblico così simbolico.
Sollecita infine i cittadini tutti e ad adoperarsi affinché cessi l’offesa che con quella installazione si è arrecato al ricordo delle vittime - popolazione civile, partigiani e patrioti - e delle distruzioni provocate dai feroci rastrellamenti nazifascisti nell’Oltrepo Pavese e nei territori confinanti.
EGEO MANTOVANI ELETTO NEL COMITATO ONORARIO NAZIONALE
Pubblichiamo ulteriori quattro contributi video relativi al Congresso nazionale di Torino.
Nel primo il gruppo musicale Primule Rosse canta " Bella ciao " insieme ai Partigiani, nel secondo " I ribelli della montagna " nella versione dei Modena City Ramblers.
A seguire lo stupore del nostro Egeo Mantovani alla nomina nel comitato onorario nazionale e l'abbraccio commosso con Loris Maconi.
Nel primo il gruppo musicale Primule Rosse canta " Bella ciao " insieme ai Partigiani, nel secondo " I ribelli della montagna " nella versione dei Modena City Ramblers.
A seguire lo stupore del nostro Egeo Mantovani alla nomina nel comitato onorario nazionale e l'abbraccio commosso con Loris Maconi.
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