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lunedì 30 agosto 2010

DELL' UTRI A COMO, PROTESTA DELL' ANPI.

Il comitato direttivo dell' A.N.P.I. di Como valuta che offende e addolora la decisione degli organizzatori di Parolario, rassegna culturale legata alla tradizionale Fiera del Libro, di ospitare quest'anno il sen. Marcello Dell'Utri, già condannato in appello per concorso esterno in associazione di tipo mafioso e noto per le sue numerose dichiarazioni a sostegno del fascismo e di Mussolini, che lunedì 30 agosto alle ore 18 presenterà i diari presunti o veri di Mussolini.
Indigna e addolora che ad una manifestazione culturale gli organizzatori, fra i tanti esponenti della cultura italiana e straniera, non abbiano saputo trovare di meglio di un personaggio sostenitore e propugnatore di una cultura fascista e mafiosa che costituisce una umiliazione per i valori di libertà e giustizia rappresentati dalla Lotta di Liberazione contro il fascismo e il nazismo e per la città che ha la custodia del Monumento alla Liberazione Europea, inaugurato dal presidente della Repubblica Sandro Pertini, medaglia d'oro della Resistenza.
Al sen. Dell'Utri, che recentemente ha affermato che il suo eroe è lo stalliere Vittorio Mangano (il quale, processato per mafia, non ha parlato, rifiutando di fare i nomi dei suoi mandanti), vogliamo rispondere che noi, partigiani e antifascisti comaschi, abbiamo diversi eroi, da Enrico Caronti a Pier Amato Perretta, che, sebbene sottoposti ad orribili torture, non hanno fatto i nomi dei loro compagni, sacrificando le loro vite per i principi di libertà e democrazia ispiratori della nostra Costituzione.

Il direttivo A.N.P.I. di Como

venerdì 27 agosto 2010

ECCO IL NUOVO SITO DELL' ANPI NAZIONALE !

Finalmente è attivo il nuovo sito dell' Anpi nazionale !

Ecco di seguito l' intervista a Raimondo Ricci, Presidente nazionale dell’ANPI.

Raimondo Ricci, Presidente nazionale dell’ANPI, nel prendere atto con palese soddisfazione dell’inaugurazione del nuovo sito web dell’ANPI, muove da un’affermazione più volte ribadita: «La nostra associazione non è, e non intende in alcun modo svolgere il ruolo di un partito politico, per il semplice motivo che essa riconosce l’essenzialità e insostituibilità del ruolo dei partiti nello svolgimento delle funzioni che ai partiti politici attribuisce l’art. 49 della nostra Costituzione, secondo il quale “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”.

Ciò premesso – aggiungte – occorre tener bene presente che la nostra associazione, negli oltre sessanta anni dalla sua costituzione avvenuta in Roma nel giugno del 1944, ha sempre ritenuto proprio inderogabile dovere formulare valutazioni e assumere iniziative sulla vita istituzionale e politica della nostra comunità nazionale in tutte le situazioni varie e complesse che l’hanno caratterizzata, dalla Liberazione ad oggi. Questo ruolo è stato determinato dall’esigenza, fortemente sentita da tutti coloro che si erano battuti, con grandi sacrifici di sofferenza e di sangue, contro i totalitarismi fascista e nazista al fine di garantire la vigile tutela e la concreta attuazione della nuova identità democratica scaturita per il nostro Paese dalla vittoria delle forze della Liberazione».

Quella vittoria, la sconfitta del fascismo e del nazismo, appartengono al passato, risalgono a oltre 60 anni or sono e si identificano con la data reale e simbolica del 25 aprile 1945; quale funzione l’ANPI può svolgere nella realtà attuale?

«L’ANPI – risponde il presidente dell’Anpi – e con essa tutte le associazioni e gli enti culturali che si richiamano alla Resistenza possono svolgere, sono chiamati a svolgere, una funzione fondamentale che concerne l’essenza stessa dell’identità politica ed etica della nostra comunità nazionale. Questa identità, che è concretamente definita dai risultati a cui riuscì ad approdare la Resistenza, è quella che definirei l’eredità preziosa del 25 aprile. Si tratta essenzialmente della trasformazione del nostro Paese da monarchia a repubblica e dell’elaborazione e approvazione a larga maggioranza della Costituzione, fondamento assoluto di quella nuova identità. Non è stata però una conquista definitiva, perché il fascismo non è stato una malattia transitoria della nostra nazione ma ne ha permeato profondamente la storia. Mi piace, a questo proposito, ricordare la definizione di Gobetti del fascismo come “autobiografia della nazione”. Voglio con questa espressione riferirmi alle arretratezze, alle ingiustizie di carattere sociale e alle forme di potere autoritarie, presenti nella storia del nostro Paese, che nel fascismo hanno trovato una sublimazione e delle quali è possibile riscontrare una continuità di caratteri anche successivamente al grande risultato del 25 aprile”.

Intende dire che il fascismo ha continuato, se non a esistere come dittatura, a minacciare la democrazia italiana?

«L’instaurazione della democrazia è stata molto difficile e molto sofferta, come lo dimostra anche la fase attuale. Se ci fossero state le condizioni per un’autentica democrazia condivisa da tutte le forze politiche, l’antifascismo avrebbe potuto essere relegato tra i ricordi, ma siccome non è stato così, l’antifascismo è stato sempre vigile, e l’ANPI con esso: dalle giornate di Genova del giugno 1960, alle stragi di piazza Fontana e di piazza della Loggia, a quelle del treno Italicus e della stazione di Bologna, e ai tentativi di colpo di Stato come quello del generale De Lorenzo. Nella fase attuale le spie d’allarme, sebbene sotto altre forme, sono presenti, e quello dell’ANPI è un ruolo che deve appartenere a più generazioni»

Qual è il rapporto tra la decisione di modificare lo Statuto per permettere l’iscrizione all’ANPI anche a chi non aveva partecipato alla lotta partigiana e il ruolo attuale dell’Associazione?

“Quando al termine del congresso di Chianciano, nel 2006, prendemmo questa decisione, aprendo le porte anche a quanti condividono i valori e le prospettive della democrazia sorta dalla Liberazione dell’Italia dal giogo nazifascista, tutti la salutammo come una decisione di svolta; infatti la differenza con altre associazioni combattentistiche sta nella nostra scelta di aprirci alla società civile. L’iscrizione dei giovani all’ANPI ha precisamente questo significato. Dal colloquio e dall’intesa tra le generazioni possono nascere le risorse per far sì che il nostro Paese progredisca in modo positivo».

Ecco, appunto, qual è la situazione del nostro Paese, vista dall’ANPI e più in particolare da un partigiano?

“È evidente che c’è una deriva della politica che cerca di impoverire i valori fondanti della nostra Repubblica. È sempre più evidente che l’approdo del cosiddetto revisionismo storico è la modifica della Costituzione. Per questo sempre più giovani – e non solo giovani visto che moltissimi intellettuali, scrittori, attori, imprenditori hanno chiesto in questi ultimi mesi l’iscrizione all’ANPI – sentono il bisogno di impegnarsi in prima persona nella difesa della Repubblica Italiana nata dalla Resistenza”.

Ma per uscire da questa deriva cosa si dovrebbe fare?

«Tornare all’esperienza del CLN, del Comitato di Liberazione Nazionale. Politicamente infatti, il segreto del successo delle forze antifasciste fu la capacità di riuscire a mantenere sempre l’unità. E guardi che non era semplice per un organismo che rappresentava i comunisti e i democratici cristiani, il partito d’azione e i monarchici, i socialisti e i liberali. Eppure ci riuscirono perfino davanti alla spinosissima questione della monarchia o della Repubblica che rischiava di dividere le forze. Questo problema è stato saggiamente accantonato e si è deciso di dare priorità alla lotta antifascista e di rinviare la decisione tra monarchia e Repubblica a guerra conclusa, come di fatto avvenne con il referendum del 2 giugno 1946. Il senso di questo ritorno simbolico all’esperienza del CLN è che solo con un consapevole processo di unità di intenti ci si potrà opporre a chi sta tentando di spazzar via le conquiste del nostro secondo Risorgimento, raggiunte in difesa della Repubblica e della democrazia.

In definitiva l’ANPI può contribuire a svolgere un compito patriottico importante, e per fare ciò bisogna esercitare una funzione critica – ma costruttiva – in una duplice direzione: nei confronti dei partiti politici di opposizione, per svolgere il ruolo di coscienza critica anche in vista di un’alternativa di governo; nei confronti dell’intera realtà politica e sociale nazionale, dando voce a tutti i cittadini affinché riescano ad esprimere il loro profondo disagio e la volontà di cambiare il nostro Paese».

Anche un sito internet, secondo Lei, può essere utile per questa funzione critica e costruttiva?

«Certamente. La disponibilità dei mezzi di comunicazione è molto importante e quindi saluto l’inaugurazione del nuovo sito internet dell’ANPI come un positivo strumento di comunicazione e mobilitazione, capace di tenere assieme gli insegnamenti del passato e la vigilanza democratica del presente, con un occhio rivolto al futuro». (m.u.)

giovedì 26 agosto 2010

GIOVANNI BATTISTA STUCCHI


A TRENT’ANNI DALLA SCOMPARSA DI GIOVANNI BATTISTA STUCCHI:
L’ANPI RICORDA IL GRANDE COMBATTENTE PER LA LIBERTA’

Il 31 agosto del 1980 moriva a Bellamonte (TN) Giovanni Battista Stucchi, eminente rappresentante della Resistenza e importante figura della politica italiana e monzese del dopo guerra.
Stucchi nasce a Monza il 9 ottobre del 1899.
Subito dopo gli studi partecipa alla prima guerra mondiale.
Laureatosi in giurisprudenza all’età di 22 anni, esercita la professione a Monza e rifiuta di iscriversi al partito fascista e al sindacato forense fascista e, per questo, subisce le prime discriminazioni.
Alla vigilia della seconda guerra mondiale viene richiamato alle armi come capitano degli alpini e assegnato al corpo di spedizione italiano in Russia.
Avrebbe potuto essere esonerato ma decise di partire perché, come egli stesso scrisse : ‟ non mi sarei mai perdonato di recitare l’ignobile parte dell’armiamoci e partite.”
Tornato in Italia ebbe i primi incontri con rappresentanti dell’antifascismo, tra i quali Gianni Citterio e Antonio Gambacorti Passerini .
Nel 1943, dopo essere sfuggito alla cattura da parte dei tedeschi, si unì alla lotta partigiana.
In qualità di rappresentante del Partito Socialista Italiano, venne nominato componente del “Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia” di Milano con il nome di battaglia di “Magni” .
Nel 1944 venne nominato delegato militare, con il compito di mantenere i rapporti tra la Resistenza e le forze alleate a Lugano ed assunse il nuovo nome di battaglia di “Marco Federici”.
Il 5 settembre del 1944 “Federici” chiese ed ottenne di essere inviato nella val d’Ossola, dove
fu nominato comandante unico delle formazioni Partigiane.
Dopo la caduta della repubblica dell’Ossola, per mano dei nazifascisti, Stucchi continuò la lotta partigiana.
Nell’ottobre del 1944 fu nominato capo di stato maggiore del Corpo Volontari della Libertà e responsabile delle brigate partigiane “Matteotti”:
In occasione della Liberazione sfilò in prima fila per le vie di Milano accanto a Parri, Longo, Mattei, Cadorna ed Argenton.
Dopo la Liberazione ritornò ad esercitare la sua professione a Monza ed assunse importanti ruoli politici.
Fu eletto deputato nelle file del Partito Socialista dal 1953 al 1958 ricoprì la carica di consigliere comunale a Monza dal 1946 al 1975.
Riposa nel campo della gloria del cimitero di Monza accanto ad altri 85 caduti della Resistenza.
Ricordando la terribile esperienza della campagna di Russia Stucchi scrisse:“ dopo aver camminato a lato della morte vedevo tutto chiaro…… sapevo che il ritorno alla mia casa sarebbe stata una tappa, dopo la quale avrei ripreso la strada. Avrei continuato a camminare fino a raggiungere quella meta che non era solo la mia, ma quella dell’intero popolo italiano, cui appartenevo: libertà di tutti e giustizia per tutti in una patria che fosse sintesi della parità dei diritti e dei doveri tra i cittadini e non l’espressione della somma degli egoismi di gruppi potere”.
Parole di grande valore, che dovrebbero rappresentare un forte monito anche per la povera realtà politica di oggi.
L’ANPI di Monza e Brianza ricorderà la figura di Stucchi con una importante iniziativa, alla quale parteciperà l’on. Armando Cossutta,vice presidente dell’ANPI nazionale (di cui vi comunicheremo data e luogo di svolgimento).

Comitato provinciale dell’ ANPI di Monza e Brianza

giovedì 12 agosto 2010

12 AGOSTO 1944, STRAGE NAZIFASCISTA A SANT' ANNA DI STAZZEMA

Per non dimenticare
Gli orrori di una guerra, di tutte le guerre
A Sant’Anna di Stazzema, la mattina del 12 agosto 1944, si consumò uno dei più atroci crimini commessi ai danni delle popolazioni civili nel secondo dopoguerra in Italia.

La furia omicida dei nazi-fascisti si abbattè, improvvisa e implacabile, su tutto e su tutti. Nel giro di poche ore, nei borghi del piccolo paese, alla Vaccareccia, alle Case, al Moco, al Pero, ai Coletti, centinaia e centinaia di corpi rimasero a terra, senza vita, trucidati, bruciati, straziati.

Quel mattino di agosto a Sant’Anna uccisero i nonni, le madri, uccisero i figli e i nipoti. Uccisero i paesani ed uccisero gli sfollati, i tanti saliti, quassù, in cerca di un rifugio dalla guerra. Uccisero Anna, l’ultima nata nel paese di appena 20 giorni, uccisero Evelina, che quel mattino aveva le doglie del parto, uccisero Genny, la giovane madre che, prima di morire, per difendere il suo piccolo Mario, scagliò il suo zoccolo in faccia al nazista che stava per spararle, uccisero il prete Innocenzo, che implorava i soldati nazisti perché risparmiassero la sua gente, uccisero gli otto fratellini Tucci, con la loro mamma. 560 ne uccisero, senza pietà in preda ad una cieca furia omicida. Indifesi, senza responsabilità, senza colpe. E poi il fuoco, a distruggere i corpi, le case, le stalle, gli animali, le masserizie. A Sant’Anna, quel giorno, uccisero l’umanità intera.

La strage di Sant’Anna di Stazzema desta ancora oggi un senso di sgomento e di profonda desolazione civile e morale, poiché rappresenta una delle pagine più brutali della barbarie nazifascista, il cancro che aveva colpito l’Europa e che devastò i valori della democrazia e della tolleranza. Rappresentò un odioso oltraggio compiuto ai danni della dignità umana. Quel giorno l’uomo decise di negare se stesso, di rinunciare alla difesa ed al rispetto della persona e dei diritti in essa radicati.

martedì 3 agosto 2010

IMBAVAGLIATE LE STATUE DEI PARTIGIANI


Nella notte tra il 21 e il 22 luglio 2010 ignoti vandali - ma forse non tanto ignoti - hanno sfregiato le due statue bronzee collocate presso Porta Lame,a Bologna. Il Partigiano e la Partigiana opera dello scultore Luciano Minguzzi. Le statue sono state imbavagliate con nastro adesivo, coperto poi da alcune strisce di stoffa bianca.

Il messaggio alla Resistenza e all’antifascismo è chiaro: impedire di raccontare, specialmente alle giovani generazioni, che cosa è stata la lotta antifascista e di liberazione dal nazismo e dal fascismo.

Ma i partigiani non si fecero imbavagliare nemmeno in quel lontano 7 novembre 1944 quando, dopo una giornata di durissima battaglia, presso Porta Lame sconfissero le imponenti forze naziste e fasciste.

I partigiani e gli antifascisti dell’ANPI non si lasceranno intimidire e reagiranno intensificando i loro contatti con i giovani per spiegare cosa siano stati il ventennio fascista e la repubblica sociale.