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giovedì 3 maggio 2012

LIBERE SEMPRE

Semplicemente libere: confronto fra generazioni dalla Resistenza ad oggi". Questo il tema della manifestazione che si svolgerà il 4 maggio - su iniziativa dell'ANPI Nazionale - alle ore 17,30 nella Sala Giorgio Fregosi della Provincia di Roma (Via IV Novembre, 119/a). Programma: Saluto di Giuseppina Maturani, Presidente del Consiglio Provinciale di Roma Interventi di: Marisa Ombra, partigiana, scrittrice, Vice Presidente Nazionale ANPI, autrice del volume "Libere Sempre" (ed. Einaudi); Paola Soriga, scrittrice, autrice del volume "Dove finisce Roma" (ed. Einaudi); Lucrezia Boari, giovane iscritta all'ANPI; Coordina Carlo Smuraglia, Presidente Nazionale ANPI. Un articolo di Marisa Ombra Quanto vale l’esperienza di una persona – e che cosa può dire ad altri? In particolare, quando quell’esperienza è stata vissuta in una situazione eccezionale e nel caso che fra la persona che racconta e la persona che ascolta, corra un tempo enorme, nel mio caso qualcosa come settant’anni? E’ la prima domanda che mi sono posta quando sono stata sollecitata a scrivere il mio ultimo libro "Libere Sempre", più che altro una lettera lunga. Temo che l’esperienza sia un fatto singolare, nel senso che ciascuno nasce in un tempo e in un sistema di relazioni specifici e si sente per così dire “nuovo”, quello che c’era prima è vecchio e sorpassato, ciò che faccio e che penso deve venire solo da me, devo inventarlo io, senza principi prestabiliti. Tuttavia, nella vita dell’adolescente, nel momento della crescita o addirittura dell’infanzia , può accadere qualcosa, incontrare qualcuno – può capitare di avere ascoltato una parola o un fatto che ti hanno colpito, sono stati registrati dalla memoria e destinati a segnare la tua vita. A me è accaduto e credo sia accaduto a tanti, se non a tutti. La scelta della Resistenza, per esempio, nel mio caso ha un antefatto: avevo più o meno 10 anni, quando, finita la scuola elementare, mio padre, operaio, uomo di poche parole ma di idee chiare, mi mise in mano “I miserabili” dichiarando “ora sei in grado di capire”. Credo di dovere a quel primo libro importante – importante per i miei anni – se, quasi a mia insaputa, si sono fissati nella mia testa alcuni principi che sempre hanno determinato, da allora in poi, i miei comportamenti. O che, almeno, hanno funzionato da punti di riferimento , anche quando la situazione avrebbe reso difficile rispettarli. Sarebbe veramente presuntuoso immaginare che qualche parola , qualche immagine descritta in questa lettera, abbia il potere di incidersi nella memoria di una ragazza di oggi. E tuttavia mi ha indotta a provarci il sentimento di impotenza davanti a ciò che stava succedendo e tuttora succede, e dunque la necessità forte di fare comunque qualcosa, di provarci. Ho pensato che anche se una sola adolescente fosse raggiunta da quel colloquio virtuale, sarebbe stato un successo. Questa lettera, dunque, più che un messaggio, è un desiderio. Il desiderio di un ponte tra mondi tanto diversi eppure tanto eguali per certi versi. Che cosa tento di comunicare alla quattordicenne del libro? Storie di vita ed esperienze che sono accadute a me e a tante altre, ma che possono accadere e qualsiasi ragazza di oggi. Racconto come le ho affrontate, con quale fatica e anche con quale allegria, come ci si sente quando si evita una sfida immaginando di sottrarsi a una fatica o a un dolore, e quando invece la sfida si accetta e magari si vince e si ha la felice sensazione di essere riuscita a tenere in mano la tua vita. Racconto quanto sia essenziale guardare dietro le apparenze, cercare di capire se ci sia consistenza oppure solo immagini, e dunque quanto sia importante far funzionare il cervello, in assoluto la parte più importante del nostro corpo, ben più importante della bellezza. Quanto ci si possa sentire appagate, e persino felici, quando si raggiunge la certezza di esserci fatte valere per quel che siamo, che facciamo, che pensiamo, avendo scelto liberamente e mettendo sempre avanti la dignità. Racconto, facendo esempi, di come il senso di responsabilità personale faccia tutt’uno con la libertà e la dignità. Rifletto non astrattamente sulle difficoltà che questa generazione si trova a vivere. Sembrandomi che fra la generazione di oggi e chi aveva vent’anni nel dopoguerra, ci siano molti punti di contatto. Entrambe si sono trovate infatti con alle spalle cumuli di macerie, materiali e morali. Niente di recuperabile era dietro la mia generazione. Dovevamo comunque farcela, non c’erano alternative. Ce l’abbiamo fatta. Oggi è sicuramente tutto più complicato. Ma anche oggi non ci sono alternative e tocca alle ragazze e ai ragazzi reinventare i rapporti, il lavoro, i sistemi economici, in sostanza la vita. Il mondo. Non molto diversamente da settant’anni fa. Con la differenza che oggi ci sono più strumenti a disposizione, più conoscenze, più possibilità di entrare in relazione persino tra continenti. Dunque, non si deve rinunciare alla speranza. Marisa Ombra Vice Presidente Nazionale ANPI

IL TRENO DEI MILLE

Mille giovani. Frequentano le ultime classi di scuola secondaria superiore o i primi anni d’Università, vengono da tutta Europa e s’incontrano a Bruxelles il 5 maggio per un viaggio che li condurrà ad Auschwitz e Birkenau. Mille erano i deportati nei convogli verso i Campi di sterminio, e mille saranno le ragazze ed i ragazzi che, sotto l’Alto Patronato di Sua Maestà il Re dei Belgi, dalla Fondazione Auschwitz, la FIR e l’Istituto Belga dei Veterani in collaborazione con l’ANPI, raggiungeranno Cracovia con “Il Treno dei 1000”. La delegazione italiana è tra le più numerose, una trentina di giovani provenienti da tutta la penisola, dalla Puglia alla Lombardia passando per il Lazio, le Marche, l’Umbria, l’Emilia Romagna, la Liguria, il Piemonte ed il Friuli, senza dimenticare le sezioni ANPI in Europa, dalla Francia e, ovviamente, dal Belgio. Il gruppo sarà accompagnato da insegnanti, dirigenti delle varie associazioni di resistenti e antifascisti d’Europa e da ex deportati, e dopo un giorno intero ad Auschwitz sarà a Birkenau l’8 di maggio, anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale per una grande commemorazione alla presenza di Elio di Rupo, Primo Ministro belga. Assieme a Carlo Saletti, ricercatore esperto dell’Olocausto che collabora con il Centre de documentation juive contemporaine di Parigi, accompagnano la delegazione italiana Marcello Basso (presidente dell’ANPI di Venezia), Daniele Susini (presidente dell’ANPI di Rimini), e Filippo Giuffrida (Vicepresidente dell’ANPI del Belgio e Coordinatore del Progetto del Treno dei 1000. Anche l'Anpi provinciale di Monza e Brianza parteciperà con due giovani ragazze. A presto un report del viaggio.

SFILATE NEOFASCISTE A MILANO

L'ANPI di Milano denuncia le sfilate neofasciste. La denuncia della segreteria dell'ANPI Provinciale di Milano si riferisce a quanto avviente, ormai da anni, il 29 aprile per commemorare Ramelli e Pedenovi in Piazzale Susa: "croci celtiche, saluti romani, divise nere, simboli funerei della repubblica di Salò, come testimoniato ampiamente dalle fotografie pubblicate sui principali quotidiani italiani". L'ANPI Provinciale di Milano ha da sempre espresso la sua ferma condanna della feroce aggressione nei confronti del diciassettenne missino Sergio Ramelli, morto dopo oltre trenta giorni di atroce agonia e dell'uccisione del consigliere provinciale del Movimento Sociale Italiano, Enrico Pedenovi. E si ricorda: "Nella seduta del Consiglio Comunale del 24 settembre 1985, l'allora Presidente dell'ANPI Provinciale di Milano Tino Casali nel denunciare "la vile uccisione del giovane missino Ramelli avvenuta nel 1975 e nell'auspicare che venisse fatta piena luce su quell'episodio come su altri gravi fatti di sangue che avevano drammaticamente colpito la nostra città (uccisione di Claudio Varalli, Alberto Brasili, Gaetano Amoroso, Fausto e Iaio ad opera di neofascisti) e offuscata la coscienza dei valori di fondo che regolano i nostri ordinamenti democratici" si chiedeva "quale poteva essere l'etica morale e politica, che spingeva quei giovani di venti anni di una parte o dell'altra, ad aggredire e persino ad uccidere a sangue freddo dei loro coetanei". "Nessuno nega il diritto legittimo - si sottolinea - di ricordare giovani, come Ramelli, vittime della violenza, purchè esso si svolga nel rigoroso rispetto dei principi e delle regole democratiche. Ciò che condanniamo e che riteniamo inaccettabili sono le sfilate che ogni anno si svolgono per commemorare Ramelli e Pedenovi in Piazzale Susa, con croci celtiche, saluti romani, divise nere, simboli funerei della repubblica di Salò, come testimoniato ampiamente dalle fotografie pubblicate sui principali quotidiani italiani". "Riteniamo che tutto ciò, oltre ad offendere la memoria di Milano, Città medaglia d'Oro della Resistenza, si pone in aperto contrasto con il carattere antifascista della nostra Costituzione, con quanto prevede la XII disposizione transitoria e finale della Carta Costituzione che vieta "la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto Partito fascista" e con quanto stabilito dalle leggi Scelba e Mancino. Chiediamo quindi alle autorità che i responsabili di queste manifestazioni di aperta apologia di fascismo vengano identificati e denunciati, e alle Forze preposte alla difesa dell'ordine pubblico che le tetre sfilate che puntualmente ogni 29 Aprile hanno luogo nelle vie della nostra città vengano vietate, perché profondamente offensive del carattere antifascista di Milano e della memoria di chi ha sacrificato la propria giovane vita per restituire la libertà e la democrazia al nostro Paese".