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mercoledì 11 dicembre 2013

PIAZZA FONTANA

44° anniversario della strage di Piazza Fontana

12 Dicembre 1969 – 12 dicembre 2013.

Programma di giovedì 12 dicembre 2013

Ore 16,30 - Piazza Fontana appuntamento con le bandiere delle Associazioni Partigiane.

Ore 16,37 - Piazza Fontana deposizione delle corone alla presenza delle Autorità;

Ore 17,30 - Piazza della Scala, concentramento dei gonfaloni, delle bandiere delle Associazioni Partigiane e del corteo che confluirà in piazza Fontana.

Ore 18,00  in piazza Fontana interventi di:
Carlo Arnoldi, presidente Associazione Vittime di Piazza Fontana. Iacopo Lanza Rete degli studenti,
Graziano Gorla, segretario generale camera del Lavoro di Milano.
Prof. Carlo Smuraglia, Presidente nazionale dell’A.N.P.I.
Presenta Roberto Cenati, Presidente ANPI Provinciale di Milano.

Palazzo Castiglioni dell’Unione Commercianti, Sala Orlando Corso Venezia 47.
Ore 19,30  concerto dedicato al 44° anniversario della strage di Piazza Fontana.
Ingresso libero fino ad esaurimento posti.

FERMATEVI !

Significativamente è' "Fermatevi!" il titolo-appello del documento dell’Associazione “Salviamo la Costituzione – aggiornarla, non demolirla” contro il disegno di legge costituzionale per l’istituzione del comitato per le riforme costituzionali ed elettorali.
E si spiega: "Col documento del 25 settembre relativo alla manifestazione del 12 ottobre a Roma, l’ANPI aveva proposto che l’unità delle forze che si battono per la Costituzione si ricompattasse a seguito di un’iniziativa della Associazione “Salviamo la Costituzione – aggiornarla, non demolirla”."
"Di fatto, questa gloriosa Associazione ha convocato per l’11 novembre il proprio Comitato direttivo, nel quale sono rappresentate molte associazioni e alcune anche di particolare rilievo. La riunione si è conclusa con un voto unanime; pubblichiamo, dunque, di seguito, il comunicato emesso dalla Presidenza dell’associazione, che è, di per sé, significativo, per il contenuto e per l’unanimità della decisione. Altrettanto significative le firme, di cui riportiamo qui le prime (oltre, naturalmente a “Salviamo la Costituzione”), che hanno un particolare significato unitario, ma a cui fanno seguito le firme di altre 20 Associazioni, di varie località del Paese".
“Il disegno di legge costituzionale per l’istituzione del comitato parlamentare per le riforme costituzionali ed elettorali, trasmesso dal Senato alla Camera il 23 ottobre 2013 per l’ultima lettura, contraddice la lettera e lo spirito dell’articolo 138 della Costituzione, l’unico attraverso cui puntuali riforme della Costituzione sono state possibili in passato e sarebbero possibili oggi, se non si fosse imboccata questa strada. A ciò si aggiunga che l’emendamento del Senato ha aperto la strada a veri e propri stravolgimenti dell’impianto costituzionale, avendo reso possibile da un lato la modifica degli interi Titoli I, II, III e V e dall’altro il coinvolgimento anche delle disposizioni connesse dei titoli IV e VI.
Per questi motivi, dopo ampia discussione, il Consiglio Direttivo dell’associazione “Salviamo la Costituzione – aggiornarla, non demolirla”, riunito l’11 novembre sotto la presidenza del professor Alessandro Pace, ha espresso all’unanimità un giudizio radicalmente negativo sul disegno di legge costituzionale per l’istituzione del comitato parlamentare per le riforme costituzionali ed elettorali trasmesso dal Senato alla Camera il 23 ottobre 2013 per l’ultima lettura”.

SOTTOSCRIVONO (fra gli altri):

ANPI
ANPPIA
CGIL
Comitati Dossetti per la Costituzione
Libertà e Giustizia

FORCONI, C'E' IL PERICOLO DI UNO SBOCCO A DESTRA

Il movimento dei “forconi” è tornato nelle strade e nelle piazze d’Italia, ancora più deciso ed agguerrito. In sé, potrebbe apparire una delle tante manifestazioni di protesta; ma c’è qualcosa di più, su cui occorre riflettere. Da mesi sto scrivendo e dicendo che bisogna fare attenzione e adottare provvedimenti seri contro l’emergenza sociale e la crisi, anche per evitare che la protesta si trasformi in forme esasperate e pericolose. Ed ho scritto più volte che, nelle grandi crisi, c’è sempre il grande pericolo dello sbocco a destra.
Ma la situazione è peggiorata e l’indignazione dei singoli si è trasformata spesso in manifestazioni al limite dell’esasperazione. Finora non è accaduto nulla di veramente preoccupante, anche se chiunque abbia buon senso non può restare indifferente di fronte alla grave situazione del Paese, con tutti gli effetti che ne derivano, per i singoli e per le categoria.
In questo caso, però, sembra che si stia andando ancora più in là; e i sintomi della rivolta eversiva sono piuttosto evidenti (i blocchi, il tentativo di “fermare” tutto il Paese, i comportamenti e gli atteggiamenti violenti, ecc.) così come è sintomatico il rapido allineamento col movimento, da parte di forze dichiaratamente di destra e alcune, decisamente fasciste.
E’ vero che alcuni dei promotori sembrano rifiutare certe logiche e certe alleanze; ma lo stesso proposito di bloccare tutto il Paese per “mandare tutti a casa” costituisce, di per sé, un sintomo davvero allarmante. Tanto più che la violenza, insita in queste forme esasperate di protesta, si manifesta talora in modo inconcepibile, come è avvenuto a Torino ed altrove. Quando la “protesta” degenera, bisogna porre un limite alla tolleranza; e lo Stato deve garantire, così come la libertà di manifestazione del pensiero, anche la libertà di circolazione.
In più, mi ha molto colpito ciò che è accaduto a Torino, dove – nonostante le smentite ufficiali – giornalisti accreditati confermano che alcuni agenti di polizia avrebbero solidarizzato con i manifestanti, togliendosi l’elmetto. Se ciò fosse vero, il fatto apparirebbe veramente intollerabile, perché il dovere di chi rappresenta lo Stato è di essere giusto e non esercitare violenze preventive, ma anche di non aderire a comportamenti violenti, di vera e propria rivolta. Lo Stato, in qualunque sua componente deve essere imparziale e occuparsi dei diritti di tutti i cittadini, nello stesso modo.
Altrimenti, dove andremmo a finire? Si può, dunque, comprendere tutto, anche l’indignazione e la protesta di chi lotta per il suo lavoro, la sua famiglia, la sua piccola impresa; ma non cessando di garantire la sicurezza, la tranquillità ed i diritti di tutti e non assumendo atteggiamenti benevoli nei confronti di chi sembra rievocare il fantasma dell’Abbasso tutti, di qualunquistica memoria.
Ho visto anche un comunicato stampa del Comitato provinciale dell’ANPI di Torino che, oltre ai blocchi che si sono verificati nei giorni scorsi, denuncia anche carenze e addirittura assenze delle forze dell’ordine.
E’ necessario che anche su questi aspetti e sulle eventuali responsabilità, il Ministero degli interni faccia i necessari accertamenti, anche per evitare che situazioni e fatti del genere, possano ancora verificarsi in futuro.
Insomma e per concludere, diciamo no ad ogni tipo di violenza diffusa e di sopruso, organizzato, sui diritti altrui; e soprattutto diciamo no a quelle forme di protesta e di “rivolta” che finiscono per avvicinarsi troppo a quel colore nero che non vogliamo più vedere nella nostra Italia e in nessun Paese.
Diciamo sì, invece, a quei governi che finalmente si decidano a mettere in campo tutte le risorse e tutte le misure possibili per risolvere la gravissima situazione economica e sociale in cui versa il Paese.

giovedì 14 novembre 2013

LA COSTITUZIONE E' IL NOSTRO FUTURO. DIFENDIAMOLA INSIEME.


La Costituzione è il nostro futuro.

Difendiamola insieme.



La Costituzione nata dalla Resistenza, fondamento dello Stato, corre seri rischi. In un quadro di diffusa indifferenza e disinformazione, il Parlamento si appresta a compiere uno strappo vero e proprio alla nostra Costituzione.

Fra poco più di un mese, la Camera voterà, in terza ed ultima lettura, le modifiche dell’articolo 138 della Costituzione. Se lo farà con una maggioranza superiore ai 2/3 sarà tolta la possibilità ai cittadini di esprimersi attraverso lo strumento referendario.

L’articolo 138 della Costituzione rappresenta uno strumento essenziale per impedire che eventuali modifiche alla Costituzione avvengano senza le indispensabili garanzie.

La proposta di modifica dell’articolo 138 non è una questione formale. Infatti il disegno di legge in discussione rischia di provocare uno sconvolgimento degli equilibri democratici previsti dalla Costituzione:

   

1)      La riduzione drastica dei tempi necessari per approvare le modifiche alla Costituzione.

 

2)      L’istituzione di una nuova Commissione bicamerale della quale non c’è assolutamente    bisogno, in quanto esistono già le competenti Commissioni di Camera e Senato.

 

3)      La progettata riforma dovrebbe portare alla modifica di ben 69 su 139 articoli della Costituzione, interessando il ruolo del Presidente della Repubblica, la forma di Governo e dello Stato e la struttura del Parlamento. Il rischio è quello che si introduca un regime di tipo presidenzialista o semipresidenzialista, minando alla radice i giusti equilibri  tra i diversi poteri dello Stato.

 

L’ANPI non ci sta. Per questo abbiamo deciso di mobilitarci. Saremo presenti in numerose piazze nel mese di novembre per una grande campagna di informazione e di sensibilizzazione dei cittadini. Rivolgiamo, inoltre, un appello ai parlamentari affinchè il disegno di legge non venga approvato con la maggioranza dei 2/3 in modo da consentire ai cittadini italiani di potersi esprimere attraverso il referendum.

 

Iscriversi e rafforzare l’Anpi è un modo per difendere la Costituzione.

 

 

 

ANPI, 23 E 24 NOVEMBRE IN PIAZZA A CARATE BRIANZA


GIORNATA DEL TESSERAMENTO DEDICATA ALLA COSTITUZIONE

 
 
Riguardo alle riforme costituzionali si vuole togliere l’ultima parola ai cittadini su una norma di garanzia costituzionale (art. 138 della Costituzione). Mobilitiamoci insieme per impedirlo. L’ANPI invita tutti il 24 novembre, nelle piazze d’Italia, per un appuntamento con la Costituzione e propone a tutte le altre Associazioni un presidio da tenere nei pressi della Camera dei Deputati nei giorni immediatamente precedenti al voto (attorno al 10-11 dicembre)”.
 
Care cittadine e cari cittadini, mentre si discute su tutto, sulla stabilità del Governo, sugli sbarchi in Sicilia, sulla decadenza di un uomo politico condannato con sentenza definitiva, sulla difficilissima situazione del lavoro in Italia, c’è un silenzio assordante, anche degli organi di informazione, su un tema di grande importanza perché investe la Carta fondamentale della nostra convivenza, la Costituzione. In questo quadro, anche di diffusa indifferenza, ci si appresta a compiere uno strappo vero e proprio alla nostra Costituzione e ad impedire ai cittadini di fare sentire la propria voce.
Fra poco più di un mese, la Camera voterà, in terza ed ultima lettura, le modifiche dell’art. 138 della Costituzione; e se lo farà con una maggioranza che superi i 2/3 non ci sarà la possibilità di promuovere un referendum. Finora, ci sono state manifestazioni, iniziative, lettere ai parlamentari, appelli; ma tutto è caduto nel vuoto e, se non si riesce, col contributo dei cittadini a cambiare le cose, sarà inferta una grave ferita alla Costituzione.
Sì, perché l’art. 138 della Costituzione, a cui si sta cercando di derogare, è collocato, nella Costituzione, tra le “Garanzie Costituzionali”; e prevede un rigoroso, ma garantista, sistema per le eventuali modifiche alla Costituzione. Questo si vuole modificare, delineando meccanismi sostanzialmente diversi, tant’è che lo stesso disegno costituzionale che si sta votando è intitolato garbatamente “Istituzione del Comitato parlamentare per le riforme costituzionali ed elettorali”.
Questo disegno di legge (che costituisce una deroga “straordinaria” all’art. 138) è inutile, ingiustificato e dannoso. Inutile, perché per fare le riforme già mature e su cui si dichiarano d’accordo tutti (riduzione del numero dei parlamentari, differenziazione del lavoro delle due Camere, riordino del sistema delle autonomie) basterebbero le procedure ordinarie, senza toccare, appunto, le “garanzie costituzionali”.
Non c’è alcun bisogno di istituire un nuovo Comitato, quando ogni Camera è dotata di apposita Commissione per gli affari istituzionali e costituzionali; e non c’è ragione di prescrivere tempi e modi al di là di quelli ordinari; dannoso, perché in pratica viene collocata all’ultimo posto, anziché al primo, la riforma della vergognosa legge elettorale vigente (che invece è urgentissima); perché si prevede di investire ben quattro titoli della Costituzione, per un complesso di una cinquantina di articoli, per eventuali modifiche alla forma di Stato, alla forma di Governo, alla struttura del Parlamento, al ruolo del Presidente della Repubblica, cioè un lavoro enorme e pericoloso (sullo sfondo, c’è il presidenzialismo o il semipresidenzialismo), oltretutto estensibile anche ad altre disposizioni della Costituzione (art. 2 del testo fin qui osservato).
È vano il tentativo di dimostrare che in tutto questo non c’è nulla di male o di grave, di accusare chi dissente di essere “conservatore” (laddove siano tutti d’accordo su alcune riforme, già mature, che si potrebbero fare in breve tempo e senza toccare né procedure nè garanzie) e di spiegarci che il disegno di legge prevede un vantaggio, cioè la possibilità di referendum in ogni caso, anche quando le modifiche siano state approvate con la maggioranza dei 2/3.
Sarà anche un vantaggio per il futuro, ma intanto non si applica proprio a questa legge che deroga ad una garanzia costituzionale, togliendo – ora e subito – la parola ai cittadini, nonostante si sia a perfetta conoscenza dei dissensi e delle contrarietà esistenti nel Paese e non solo da parte di autorevoli giuristi.
L’ANPI non ci sta; e per questo, mentre invita tutte le cittadine e i cittadini a riflettere, a informarsi, ad intervenire presso i parlamentari che hanno eletto, ha deciso di dedicare la tradizionale giornata del tesseramento, che quest’anno cade domenica 24 novembre, ad una grande campagna di informazione e di chiarimento sul tema, facendo di quella giornata un vero e proprio appuntamento diffuso per la Costituzione.
I cittadini potranno avvicinarsi ai banchetti ed ai gazebo, assumere informazioni, ricevere materiale, affinché siano consapevoli di ciò che sta accadendo e facciano tutto quanto sta in loro con l’ANPI e con tutte le altre Associazioni che si occupano di Costituzione, per impedire un autentico strappo a danno dei cittadini.
L’ANPI intende poi invitare tutte le altre Associazioni ad un presidio da tenere nei pressi della Camera dei Deputati nei giorni immediatamente precedenti al voto (attorno al 10-11 dicembre), per formulare una civile protesta, per esprimere contrarietà e per chiedere ai parlamentari che, quanto meno, se proprio devono approvare questo disegno di legge, lo facciano con una maggioranza inferiore ai 2/3 sì da consentire che l’ultima parola spetti ai cittadini, col referendum.
Tutti gli organismi nazionali e periferici dell’ANPI sono mobilitati fin d’ora perché l’intero mese di novembre sia dedicato a iniziative, incontri, manifestazioni per impedire, nei modi consentiti dalla legge, che si consumi questo ennesimo attacco alla Costituzione, con evidente danno per i cittadini e per la stessa democrazia.
  
Carlo Smuraglia, presidente nazionale ANPI

SI' ALLO SCIOPERO GENERALE DEL 15 NOVEMBRE

"L’ANPI condivide pienamente le motivazioni dello sciopero indetto da CGIL, CISL e UIL che culminerà, con varie iniziative, venerdì 15 novembre".
Con una nota la segreteria nazionale dell' ANPI sottolinea che "Sono in ballo princìpi fondamentali, che attengono ai diritti delle lavoratrici e dei lavoratori e, nella sostanza, a problemi riguardanti l’intera collettività".
 
La Segreteria nazionale

lunedì 30 settembre 2013

VLADIMIRO FERRARI

 

Un'importante iniziativa dell'ANPI di Monza, a 10 anni dalla scomparsa di Vladimiro Ferrari, partigiano e presidente dell'ANPI per circa 20 anni.
 

 

domenica 29 settembre 2013

SMURAGLIA SULLA RIFORMA DELLA COSTITUZIONE

La cosiddetta Commissione dei “saggi” nominata dal Governo per predisporre una bozza di riforme costituzionali, ha depositato – dopo un breve soggiorno marino a Francavilla – il proprio lavoro, in tempi addirittura anticipati rispetto all’attività del Parlamento, che è ancora alla prima lettura del disegno di legge costituzionale sulla procedura.
Ci sarà tempo di esaminare questo documento con la necessaria attenzione, ma fin d’ora, almeno due osservazioni si impongono.
La prima: tutti dovrebbero rilevare la tangibile anomalia di questo documento. La revisione della Costituzione è un tipico lavoro del Parlamento, disciplinato dall’art. 138 della Costituzione, che prescrive una serie di cautele e garanzie perché la Costituzione non possa essere riformata in modo incoerente e con maggioranze occasionali. Il Governo, secondo la prassi, dovrebbe restare estraneo a questo lavoro; al più potrebbe dire la sua nel corso della discussione, ma senza interferenze su un lavoro tipicamente parlamentare.
Invece, qui si è nominato un comitato di “saggi” (chissà che titolo di studio occorre per essere definito “saggio”?) col compito di stendere una sorta di bozza sulle principali questioni di cui si discuterà e che alcuni ritengono degne di un’attenzione particolare ai fini – appunto – dell’ipotetica riforma della Costituzione. I “saggi” (scelti con criteri non solo qualitativi, ma anche di appartenenza a specifiche aree politiche) hanno lavorato, su alcuni punti si sono trovati d’accordo e su altri no, ed hanno presentato la loro “bozza”; che dovrebbe servire a che cosa? Presumibilmente, nel pensiero di chi ha “inventato” questo procedimento inusuale, a fornire la base della futura discussione parlamentare, in qualche modo impegnativa per i parlamentari, che peraltro, di materiale ne hanno più che a sufficienza e il Parlamento è attrezzato per consentire l’approfondimento dei problemi per coloro che vogliano discutere (e alla fine votare) consapevolmente.
Ed allora bisogna dire che questa è un’anomalia decisamente grande e grave, da respingere con forza, non solo per ragioni giuridiche, ma anche sulla base della logica e del buonsenso.
Ho sentito alcuni parlamentari dire “adesso vediamo questa bozza, e poi si vedrà”; mi ha colpito il fatto che non gridassero allo scandalo e non avvertissero l’offesa che, implicitamente, è stata al Parlamento.
Bisognerà richiamare l’attenzione su questo punto, che è davvero di principio.
La seconda: da un primo, pur sommario, esame, emerge che i “saggi” hanno ritenuto che per “rafforzare il Parlamento”, bisognerebbe fare alcune modifiche fondamentali: ridurre il numero dei parlamentari, superare il bicameralismo paritario; regolare meglio il procedimento legislativo e, più rigorosamente, quello della decretazione d’urgenza.
Fin qui, in linea di massima, nulla di veramente nuovo, perché della riduzione del numero di parlamentari si parla da anni (e tutti si dichiarano d’accordo, ma dovrebbero rendersi conto che non basta ridurre il numero, bisogna organizzare meglio le presenze, il lavoro e la partecipazione effettiva, nelle Commissioni e in Aula) e così pure della differenziazione del lavoro tra le due Assemblee (sulla quale, ugualmente, c’è accordo di massima, ma con grandi differenza sulle soluzioni concrete). Quindi, il Parlamento dovrà lavorare a fondo, su questi temi, nel senso ora indicato. Ancora, non ci sono grandi problemi per una diversa e più efficace ripartizione delle competenze, che chiarisca bene la situazione ed eviti la conflittualità che in questi anni è stata parecchia e dannosa.
Ma il punto fondamentale è che i “saggi” non si sono trovati d’accordo sul presidenzialismo (che speriamo venga definitivamente accantonato) ed hanno ripiegato su un rafforzamento dell’esecutivo, ponendo come obiettivo la realizzazione di un “governo parlamentare del primo Ministro”.
In realtà, vengono presentate tre soluzioni possibili, ma è chiaro che quella su cui si punta è la terza (quella che ho ora indicato), accompagnata da una coerente legge elettorale.
In estrema sintesi, da una sola consultazione degli elettori dovrebbero emergere sia la maggioranza parlamentare, sia l’indicazione del Presidente del Consiglio. Inoltre il primoMinistro potrebbe chiedere il voto, a data fissa, dei disegni di legge del Governo; il Primo Ministro potrebbe essere sfiduciato solo con una mozione di sfiducia costruttiva (maggioranza qualificata e indicazione del nuovo Presidente). La stessa procedura dovrebbe essere seguita quando il Primo Ministro pone la questione di fiducia su un provvedimento e non la ottiene.
Mi fermo qui, perché il ragionamento diventerebbe troppo complesso ed è chiaro che sul tema bisognerà tornare in prosieguo. Si vuole solo segnalare che nella più benevola delle ipotesi, si proporrebbe comunque un forte rafforzamento dell’esecutivo, non solo per il fatto che il Presidente del Consiglio sarebbe già indicato dal popolo, all’interno di una specifica maggioranza, ma anche e soprattutto perché col sistema descritto, l’agenda parlamentare sarebbe nelle mani del Governo, che potrebbe costringere l’Assemblea ad occuparsi praticamente (o almeno prioritariamente) dei soli disegni di legge proposti dal Governo. Con buona pace del “rafforzamento” del sistema parlamentare, che invece ne risulterebbe fortemente indebolito.
Sono soltanto prime osservazioni, che ho voluto formulare perché si cominci a capire qual è la reale posta in gioco, che cosa viene prospettato al Parlamento per il suo lavoro, che peraltro comincerebbe solo dopo la definitiva approvazione, in seconda lettura, del disegno di legge che stravolge il senso dell’art. 138 della Costituzione, e dopo l’eventuale referendum.
Insomma, i cittadini aguzzino l’ingegno, si informino, si documentino e poi alzino la guardia.
Ancora una volta lo ripeto: non siamo conservatori, la Costituzione si può modificare, ma solo in coerenza col complesso del sistema e solo nelle forme volute dal legislatore costituente.
Tutto il resto rappresenta un serio pericolo, che occorre evitare, non per chiudere definitivamente la partita, ma per affrontare seriamente i due problemi veri:
 
1. APPORTARE ALLA COSTITUZIONE LE MODIFICHE GIÀ MATURE E CHE NON ALTERINO IL SISTEMA, MA SEMPLICEMENTE LO RAZIONALIZZINO.
 
2. RIPRENDERE CON FORZA UN DISCORSO CHE SEMBRA APPASSITO, IN QUESTO GRANDE PARLARE DI RIFORME: QUELLO DELL’ATTUAZIONE PIENA DELLE NORME COSTITUZIONALI E REALIZZAZIONE EFFETTIVA DEI PRINCÌPI E DEI VALORI RECEPITI NELLA COSTITUZIONE. E’ NOTO A CHIUNQUE CHE, IN GRAN PARTE, LA COSTITUZIONE NON È APPLICATA (BASTI CONFRONTARE L’ART. 1 CON L’ESERCITO DI DISOCCUPATI E PRECARI CHE VIVE ED AUMENTA NEL NOSTRO PAESE, TANTO PER FARE UN ESEMPIO): È DUNQUE ORA CHE CI SI DECIDA A CAPIRE CHE QUESTO È IL COMPITO PRIMARIO DI UN PARLAMENTO E DI UN GOVERNO CHE VOGLIANO ESSERE DAVVERO CORRISPONDENTI AI PRINCÌPI COSTITUZIONALI ED ALLE ESIGENZE DI SOLIDARIETÀ ED EQUITÀ CHE DA ESSI DERIVANO.

COSTITUZIONE

In relazione ai diversi progetti che si vanno formulando, anche in sede governativa, a riguardo di un sistema di riforme costituzionali, ribadisce la più ferma contrarietà ad ogni modifica, legislativa o di fatto, dell’art. 138 della Costituzione, che – semmai – dovrebbe essere rafforzato e del quale in ogni caso, si impone la più rigorosa applicazione;
conferma il netto convincimento che il procedimento da seguire non può che essere quello parlamentare, attraverso gli strumenti e le commissioni ordinarie, non essendovi ragione alcuna per eventuali nuove formule e strutture, essendo più che sufficiente quanto già previsto dai regolamenti parlamentari;
riafferma l’inopportunità del ricorso ad apporti esterni che in qualche modo incidano sul lavoro parlamentare e che non siano quelli già previsti, attraverso quali si possono acquisire opinioni e contributi di esperti, mediante pareri, consultazioni, audizioni e quant’altro;
conferma la convinzione, più volte espressa, che le riforme possibili auspicabili sono solo quelle che risultano in piena coerenza con i princìpi della prima parte della Costituzione e con la stessa concezione che è alla base della struttura fondamentale della seconda, indicando fra le riforme possibili, diminuzione del numero dei parlamentari, la differenziazione del lavoro delle due Camere, l’abolizione delle province; tutte materie sulle quali esiste già una notevole convergenza e che non pongono problemi di coerenza complessiva;
ribadisce quanto già espresso in varie occasioni, vale a dire la netta opposizione dell’ANPI ad ogni riforma che introduca il presidenzialismo o semipresidenzialismo, non risultano ragioni evidenti per stravolgere il delicato complesso sistema delineato dal legislatore costituente;
conferma ancora una volta, l’assoluta e prioritaria necessità di procedere alla modifica della legge elettorale vigente, da tutti ritenuta inadeguata e annosa;
invita tutti gli organismi dell’ANPI ad impegnarsi a fondo su questi temi, promuovendo dibattiti e confronti, irrobustendo l’informazione ai cittadini, assumendo tutte le iniziative idonee ad ampliare il consenso attorno a queste posizioni, d’intesa con altre associazioni democratiche e con tutte le forme aggregazione di cittadini interessati a problemi di ordine costituzionale, chiarendo soprattutto che non si tratta di restare ancorati a tutti i costi ad sistema immodificabile, ma di impedire ingiustificate alterazioni di esso assicurare che non vengano poste in atto misure pericolose, suscettibili scardinare la profonda ed intima coerenza del sistema costituzionale, senza alcun vantaggio per la democrazia.
 
Anpi Nazionale

FORZA NUOVA SOLIDALE CON ALBA DORATA

 Roberto Fiore, Segretario Nazionale di Forza Nuova, in merito all'arresto del leader di Alba Dorata e di altri deputati nazionalisti greci comunica: “ Forza Nuova condanna senza mezze misure l'arresto di Nikos Michaloliakos, leader di Alba Dorata e di altri deputati nazionalisti greci. Quando un esponente di una forza politica alternativa al sistema, presente in parlamento con numerosi deputati e in continua ascesa nei sondaggi, viene arrestato non per aver commesso un crimine o un qualsiasi altro reato ma perché si vogliono reprimere le sue idee vincenti, è una sconfitta per tutti i popoli europei. L'unica colpa di Alba Dorata è quella di rappresentare una “forza nuova”, pulita ed incorrompibile, un movimento che settimanalmente sfama migliaia di greci, un movimento che si oppone a coloro i quali vorrebbero che la Grecia diventasse una colonia della finanza internazionale. Forza Nuova esprime massima solidarietà ai nostri fratelli di Alba Dorata e siamo pronti a manifestare davanti all'ambasciata greca in Italia e ai consolati per chiedere la libertà dei patrioti nazionalisti greci.
 
Qui sotto uno dei tanti messaggi di solidarietà da parte dei camerati monzesi

 
 
 
 
 

ALBA DORATA ORGANIZZAZIONE CRIMINALE

Un duro colpo per Alba Dorata, il partito greco di estrema destra che, dopo gli arresti di sabato 28 settembre si ritrova decapitato. Il leader del movimento Nikos Michaloliakos, insieme al portavoce Ilias Kassidiaris, i deputati Ilias Panaglotaros, Ioannis Lagos e al responsabile della sezione di Nikea, (quartiere di Atene) Nikos Patells sono stati arrestati in una retata che ha visto 36 ordini di arresto. L’accusa è di aver messo in piedi una organizzazione criminale. In particolare, di aver deciso l’omicidio del cantante rapper Pavlov Fyssas, compiuto il 17 settembre dal militante Georgos Roupakias.
Il blitz è partito in seguito a una serie di intercettazioni telefoniche condotte dalla sezione antiterrorismo della polizia greca. Le conversazioni tra i membri del partito avrebbero reso evidente il collegamento tra Alba Dorata e l’omicidio di Fyssas, e fatto scattare l’operazione della polizia, decisa al mattino dal procuratore della Corte Suprema Charalambos Vourliotis. Il tipo di accusa utilizzato (quella più grave) non prevede l’autorizzazione parlamentare nemmeno per i parlamentari (che non vengono destituiti). L’elenco, comunque, è lungo: gli arrestati dovranno rispondere anche per omicidio, aggressione, lesioni gravi, ricatto e riciclaggio di denaro. Si aggiunga che, nella perquisizione in casa di Michaloliakos, sono state trovate anche due pistole e un fucile non dichiarati, più 80.000 euro di origine non chiara.

DIFENDIAMO LA COSTITUZIONE !


mercoledì 4 settembre 2013

APPELLO PER LA PACE


Carate Brianza, 2 settembre 2013
 
APPELLO PER LA PACE

 
Il mondo intero si trova ad un bivio. La grave situazione siriana impone di scegliere quale strada imboccare per fermare i massacri in atto e ristabilire un dialogo fra le parti opposte.

Lo spettro, più che concreto, di un intervento militare minaccia seriamente la pace su scala mondiale.

ACLI, ANPI e CCA di Carate Brianza intendono rivolgere un accorato appello affinchè le istituzioni e le comunità mondiali procedano esclusivamente attraverso la via diplomatica del dialogo e dei negoziati. Il ricorso all’intervento armato, dunque alla guerra, aprirebbe ulteriori scenari di morte, sofferenza e fame, in particolare tra la popolazione inerme.

La Costituzione Italiana, guida sicura della nostra democrazia, all’articolo 11 afferma con estrema chiarezza che “ L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.

Per tal motivo chiediamo a tutte le forze democratiche, alle associazioni cittadine, ai sindacati ed alla cittadinanza tutta di aderire a questo appello e di partecipare al

 
BANCHETTO DELLA PACE

che si terrà

 
SABATO 7 SETTEMBRE

 
DALLE ORE 15.00 ALLE ORE 18.00

 
IN PIAZZA BATTISTI

 
A CARATE BRIANZA (MB)
 

Vi invitiamo ad inviare le adesioni all’indirizzo di posta elettronica anpicaratebrianza@libero.it    
 
 
Qui sotto le adesioni, costantemente aggiornate in ordine di arrivo
 
Emergency Brianza
Lista civica L'altra Carate
Sinistra Ecologia Libertà
Partito Democratico
Lista civica Prima Carate
Lega Nord
Associazione Nazionale Marinai d'Italia
Cisl Monza Brianza Lecco
Il Popolo della Libertà
Associazione Giovani Vivere Insieme
Associazione Genitori I.C. Romagnosi
Cgil Monza e Brianza
Partito della Rifondazione Comunista
Lista civica Insieme
Aido Carate Brianza

 
 

 

sabato 31 agosto 2013

NO AL RADUNO NAZIFASCISTA EUROPEO

 
 
Lettera inviata dall'Anpi provinciale di Monza e Brianza al Presidente della Provincia ed al Prefetto.
 
"Dalla stampa abbiamo notizia che dal 12 al 14 settembre prossimi si terrà un raduno internazionale di forze che si richiamano ai tragici valori del nazismo e del fascismo.
Da alcune indiscrezioni sembra che tale raduno si potrebbe svolgere in una località della Brianza.
L’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia di Monza e Brianza esprime la propria preoccupazione per quanto preannunciato. Le chiede di fare tutto quanto in suo potere per verificare la veridicità della notizia. Qualora venisse accertata, l’Anpi Monza e Brianza la invita ad assumere ogni misura possibile per impedire che ciò avvenga. Il raduno nazifascista rappresenterebbe una grave offesa alla cultura democratica e antifascista della Brianza nonché una grave violazione dei principi costituzionali. Ricordiamo infine che quest’anno ricorre il settantesimo anniversario della Resistenza Italiana e sarebbe ancor più inaccettabile che trovassero spazio manifestazioni di chiaro stampo neofascista.
Certi della sua consueta collaborazione colgo l’occasione per inviarle i migliori saluti".

Il Presidente dell’Anpi Provinciale di Monza e Brianza

Loris Maconi


sabato 18 maggio 2013

NO AL NEOFASCISMO!


Il Comitato Direttivo dell’Anpi di Carate Brianza, riunitosi dopo essere venuto a conoscenza delle gravi esternazioni della candidata Pdl, Alessandra Indiano, e dopo aver letto la conseguente risposta del candidato Sindaco del centrodestra Luigi Nava, esprime profonda indignazione e preoccupazione.

Inneggiare al duce ed al fascismo, indicare Mussolini, dittatore spietato e promulgatore delle leggi razziali, quale unico degno Presidente della Repubblica, rappresenta non solo una grave offesa alla storia democratica italiana ma anche alla città di Carate Brianza, ai suoi giovani Partigiani, Dante Cesana, Claudio Cesana, Angelo Viganò, Andrea Ronchi,  che vennero uccisi dal fuoco del regime nazifascista mentre combattevano per restituire la libertà e la democrazia al popolo italiano. L’apologia di fascismo è un reato perseguibile a termini di Legge.

Ricordiamo che la cosiddetta Legge Mancino all’art.4 punisce "chi pubblicamente esalta esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche”. In questo contesto normativo dovrebbe essere giudicata la pubblicazione della fotografia che ritrae Benito Mussolini con tanto di simbolo del Partito Nazionale Fascista e la scritta: “ L’unico Presidente della Repubblica che vorrei”.
 
Ci ha molto sorpreso e preoccupato che Nava abbia minimizzato e di fatto giustificato le aberranti prese di posizione della candidata Indiano. L’Anpi invita il candidato Sindaco ad esprimere una chiara e netta posizione di condanna di quanto avvenuto. Nella Costituzione Italiana e nelle Istituzioni democratiche, quale l’amministrazione comunale cittadina, non c’è posto per il neofascismo.
 
 
 
 
 
 
 

domenica 3 marzo 2013

LA POESIA DEI BAMBINI PER I PARTIGIANI FUCILATI A PESSANO

CELEBRAZIONE DEL 9 MARZO 1945

Gli studenti della classe IV A dell'Istituto Comprensivo Romagnosi con l'insegnante Massimiliana Mussi espongono il bellissimo lavoro realizzato in collaborazione con Enrico Mason del Comitato Unitario Antifascista ed elaborato per ricordare i Partigiani Caratesi.




Un particolare del grande disegno




Il gonfalone del Corpo Musicale SS. Ambrogio e Simpliciano
















Il Corpo Musicale in corteo















Le bandiere delle Associazioni con al centro il vessillo dell'Anpi di Carate Brianza















I gonfaloni di Carate Brianza e Pessano con Bornago















Il grande disegno dinanzi al Monumento alla Resistenza in Piazza Battisti



















Le bandiere delle Associazioni accanto al Monumento alla Resistenza















Il Monumento alla Resistenza in Piazza Battisti















Da sinistra: Loris Maconi, Presidente dell'Anpi provinciale di Monza e Brianza,
Dr. Michele Basilicata, Commissario straordinario di Carate Brianza e il
Sindaco di Pessano con Bornago, Dr. Giordano Luigi Mazzurana.















I ragazzi dell' Istituto Romagnosi leggono una poesia
composta per i Partigiani Caratesi















L'intervento del Commissario Basilicata















Marco Fumagalli, vicepresidente dell'Anpi di Carate Brianza




















Tiberio Maria Margelli, componente del direttivo
della sezione Anpi di Carate Brianza



















L'intervento del Sindaco di Pessano con Bornago,
Giordano Luigi Mazzurana















L'intervento di Loris Maconi, presidente dell'Anpi
provinciale di Monza e Brianza
















La Banda prosegue in corteo




 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Le bandiere delle sezioni Anpi di Carate Brianza
e Pessano con Bornago
 















Le autorità cittadine


















































COMMEMORAZIONE DEI PARTIGIANI CARATESI

In occasione della celebrazione dell’Anniversario della fucilazione a Pessano con Bornago dei Partigiani Caratesi il Comune di Carate Brianza in collaborazione con il Comitato Unitario Antifascista e per la difesa delle Istituzioni Repubblicane invita a partecipare alla manifestazione di cui si riporta programma e calendario:

DOMENICA 3 MARZO  celebrazione civile

Ore 9.30 S. Messa in Chiesa Prepositurale

Ore 10.30 Al “Monumento alla Resistenza”  in P.zza C.Battisti

Commemorazione alla presenza delle Autorità cittadine di Carate e Pessano e rappresentanti dell’ANPI.

Corteo al Cimitero per deporre le corone sulle tombe dei Partigiani caduti.

In caso di maltempo la manifestazione civile si terrà presso la Sala Consiliare del Municipio.

DOMENICA 10 MARZO

Ore 9.00 dal piazzale del Municipio partenza per Pessano con Bornago dove alle ore 10.00 avrà inizio la manifestazione.