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mercoledì 30 marzo 2011

MONZA E BRIANZA AL CONGRESSO NAZIONALE DELL'ANPI

Si è svolto a Torino il 15° congresso nazionale dell'ANPI.
Per la provncia di Monza e Brianza hanno partecipato come delegati il partigiano e presidente onorario Egeo Mantovani, il presidente effettivo Loris Maconi, la vicepresidente Patrizia Zocchio, Paola Pozzoli presidente della sezione di Carate Brianza e Sergio Cucci presidente della sezione di Bovisio Masciago.

Pubblichiamo i video degli interventi di Pozzoli e Zocchio e la lettera aperta di Cucci.







Di seguito la lettera aperta a tutta l'ANPI da parte di Sergio Cucci.

" Quattro mesi fa alcuni lavoratori immigrati salirono su una gru a Brescia e sulla Torre della ex Carlo Erba a Milano per rivendicare il permesso di soggiorno, il diritto alla dignità, al lavoro, alla vita. Da quella vicenda ci è sorta la domanda su come possiamo sviluppare al meglio concretamente l’intervento dell’A.N.P.I. contro il razzismo dilagante.
In Italia ci sono sempre stati episodi di intolleranza verso gli “stranieri” e i “diversi” (nomadi, disabili ecc.). Oggi, a differenza del passato, questi episodi non solo hanno spesso un largo seguito, ma sono di fatto istituzionalizzati dai partiti di governo, Lega Nord e PDL. E dalle amministrazioni locali guidate sempre dal centro destra.
Senza avere, secondo noi, una risposta adeguata dell’Italia democratica.
Ricordiamo la legge Bossi-Fini (la madre della politica anti – immigrati), l’ invenzione del reato di clandestinità, i C.I.E., veri e propri luoghi di sospensione del diritto . A livello locale: la schedatura delle impronte digitali dei bambini rom a Milano (contro la quale ci fu una ferma risposta dei partiti e delle associazioni democratiche, A.N.P.I. in testa). I rastrellamenti dei cosiddetti clandestini . I numerosi provvedimenti per negare agli immigrati il diritto alla cittadinanza, alla residenza, alla casa, all’istruzione, alla salute ecc. ecc.. Il razzismo e l’intolleranza sono un problema quotidiano anche per i giovani immigrati. Bambini e ragazzi di colore spesso si trovano a subire provocazioni da parte di loro coetanei “bianchi” nelle scuole. Anche il linguaggio comune usato per parlare degli immigrati è spesso uno stimolo al razzismo. Pensate all’uso del termine“extracomunitario”. O quando le amministrazioni locali elogiano carabinieri e polizia locale per avere “scovato” dei clandestini come fossero animali molesti.
Ma il razzismo non riguarda soltanto immigrati e nomadi. Nel novembre scorso tre deputati del P.D. denunciarono che a Roma, su una dispensa di diritto costituzionale del Comune, c’era scritto : "L'articolo 3 della Costituzione nella prima parte enuncia il principio di uguaglianza. Non bisogna però considerare uguali a noi persone in condizioni inferiori alle nostre (handicappati)".
Questa la situazione in cui è sbocciata la protesta degli immigrati di Brescia e Milano.
Una lotta che ha rappresentato una grossa novità nel nostro paese.
Hanno scelto una forma di lotta estrema, molto, molto dura sul piano della sofferenza umana. Gli immigrati di Milano hanno vissuto sulla Torre 28 giorni, quasi un mese, di cui moltissimi sotto diluvi frequenti ed i primi rigidi freddi dell’inverno in arrivo. Una sofferenza inaudita.
La solidarietà ricevuta dall’Italia democratica è stata secondo noi insufficiente. Ci risulta che soltanto Emergency e qualche altra associazione hanno fornito aiuto e solidarietà. I sindacati li hanno supportati un po’ con le “trattative” con la prefettura. E poco poco altro. Alcune sezioni dell’A.N.P.I. di Milano, della provincia di Monza e Brianza e qualcun’altra del comasco e del pavese hanno dato piccoli contributi, concreti e politici. Ma nulla di più. Pensiamo che la sottovalutazione di questa lotta sia stato un errore. Pensiamo che sia stato un errore leggere questa vicenda come un episodio di umana disperazione, come ormai ne succedono tanti. Siamo convinti che sia stata un tentativo importante per il riconoscimento dei diritti degli immigrati e contro il razzismo. Se l’Italia democratica avesse supportato con tutti i mezzi questa lotta, dandone ben altro risalto, politico e culturale, forse anche l’esito della stessa sarebbe stato diverso, almeno dal punto di vista culturale.
Il Congresso deve indicare cosa vuole dire essere la “coscienza critica dei partiti”. La lotta degli immigrati di Via Imbonati, ci induce a chiedervi se non sia a volte opportuno, impegnarci in certi casi concretamente per la difesa di condizioni di vita reali, siano lavoratori, siano immigrati o altro. Ci domandiamo se davvero raccogliamo il testimone dei partigiani, se non interveniamo a volte anche direttamente nelle situazioni reali. La lotta degli immigrati, con gli immigrati, per l’uguaglianza, contro il razzismo, secondo noi è una lotta di grande importanza politica e culturale, oltre che di rilevanza nazionale e merita, secondo noi un impegno diverso.

Il razzismo era uno degli elementi principali del nazifascismo. Oggi per noi, prima ancora che a livello politico, pensiamo che sia tornato ad essere un’ emergenza sociale e culturale. Frutto avvelenato della globalizzazione fondata sull’accentramento delle ricchezze e sulla povertà dilagante. Frutto di una società, italiana, ma non solo, che in maniera sempre più estesa sostituisce i valori di eguaglianza e solidarietà con l’egoismo generalizzato e l’indifferenza. Dis-valori già visti in passato e che hanno portato danni incalcolabili. Come affrontiamo questa emergenza? "

GUERRA IN LIBIA

L’Anpi è senza esitazione dalla parte dei popoli che si liberano da quei regimi dittatoriali e oppressivi che giungono a sparare sui propri concittadini. Il Mediterraneo e il Medio Oriente possono essere all’alba di una nuova stagione. Per questo sono assai grandi le responsabilità delle organizzazioni democratiche, dei governi, degli organismi sovranazionali.

Prendiamo atto della risoluzione dell’ONU per la Libia, in difesa di quel popolo, ma siamo fermamente convinti che “l’Italia ripudia la guerra come mezzo per la soluzione delle controversie internazionali.” Non si esce dalle crisi attuali e nemmeno si aiuta la costruzione di nuove realtà statuali democratiche né con la guerra dall’alto né dal basso.

Devono tornare pienamente in campo la diplomazia, la politica e la cooperazione internazionale, colpevolmente assenti finora, per responsabilità dei governi UE – Italia in prima fila – che pure si erano impegnati per favorire la creazione di una area di cooperazione economica e istituzionale. Questo processo va ripreso e messo al centro di una nuova politica nel Mediterraneo. A questa politicapotranno collegarsi i nuovi gruppi dirigenti che quei Paesi e quei popoli sceglieranno in piena autonomia e libertà.