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martedì 29 marzo 2011

NO ALLA GIORNATA DELLA SOLIDARIETA' IN CASERMA

Il prossimo 27 aprile, per il secondo anno, l'Associazione Nicola Ciardelli Onlus promuove e organizza, con il Comune di Pisa, la Giornata della Solidarietà per ricordare il maggiore Nicola Ciardelli morto a Nassiriya nel corso della missione “Antica Babilonia”. Destinatari della “Giornata della Solidarietà” sono tutti gli allievi, dai 3 a 13 anni di età, che frequentano le scuole d'infanzia, le primarie, e le secondarie di primo grado del Comune di Pisa.
Sebbene l’iniziativa richiami valori universalmente condivisi quali la pace, la solidarietà e la memoria, non ci trova affatto concordi per le modalità organizzative scelte dall’Amministrazione Comunale.
La “Giornata della Solidarietà” si tiene all’interno della caserma Gamerra, e le attività delle Giornata sono svolte con la collaborazione e l'assistenza del personale militare.
Noi crediamo che la scelta di associare valori importanti come pace, solidarietà e memoria con un luogo denso di significato e di messaggi simbolici come una caserma possa creare nei bambini e nelle bambine un’associazione spontanea e acritica fra quelli che sono i valori della giornata e i compiti in cui sono utilizzate le Forze Armate. In particolare se la caserma è, come in questo caso, sede di un reparto speciale che è stato e sarà impegnato in missioni militari all'estero la cui conformità con l’articolo 11 della Costituzione è oggetto di acceso dibattito.
Il coinvolgimento delle classi in orario scolastico ci sembra un’appropriazione decisionale che limita la libertà e la prerogativa di ogni genitore di educare i figli secondo la propria visione di cosa siano la pace e la solidarietà, rendendo la scuola pubblica fonte di messaggi ambigui su un tema spinoso quale i rapporti fra gli eserciti e la pace.
I genitori non hanno avuto la possibilità di partecipare al processo decisionale, partecipazione che sarebbe stata tanto più importante quanto più sono piccoli i bambini e le bambine cui l’iniziativa si rivolge. Come la pedagogia e la didattica più avanzate ci insegnano l’Educazione alla Pace ha contenuti e modalità diversi per ogni fascia di età e si sviluppa progressivamente dall’educazione alla convivenza civile nelle relazioni quotidiane per giungere solo verso la fine del ciclo dell’obbligo ad affrontare con i necessari strumenti critici il nesso problematico tra pace e uso delle armi.
La scelta del Comune di Pisa di privilegiare una modalità organizzativa che associa la solidarietà alla caserma, e di non ascoltare le voci critiche già sollevate l'anno passato ha escluso gran parte del ricchissimo tessuto associativo pisano, impegnato da sempre sui valori della pace, della nonviolenza e dei diritti dell'infanzia.
La promozione della solidarietà ha una storia che non può essere ignorata: i suoi luoghi sono stati finora le scuole, le associazioni, le parrocchie, il mondo del volontariato, e la stessa Pisa si è connotata negli anni per la ricchezza di questo tessuto solidale.
Chiediamo pertanto all’Assessora alle Politiche Socio-educative e Scolastiche e al Sindaco del Comune di Pisa, come genitori, associazioni, cittadini e cittadine, che l’iniziativa del 27 aprile:
si svolga in una sede destinata ad attività civili, che sia organizzata da personale esclusivamente civile, e che consenta quindi la partecipazione di tutte le realtà cittadine che si occupano di solidarietà;
oppure, in seconda istanza:
non si tenga in orario scolastico, in modo che ognuno possa scegliere liberamente se farvi partecipare i propri figli.

Primi Firmatari:

Gruppo Franz Jagerstatter per la nonviolenza, Arciragazzi Pisa, Casa della Donna, Centro Gandhi Onlus, Campagna Ponti non Muri-Pax Christi, Legambiente Pisa, Un Ponte per...(Pisa), Fratelli dell'Uomo Pisa, Rete Radiè Resch Pisa, Assopace Pisa, Associazione le Dieci Lune, Ingegneria Senza Frontiere Pisa, Associazione Cooperazione centro Nord-Sud "Il Chicco di Senape", Gruppo Emergency Pisa, Arci Servizio Civile Pontedera

Tratto da nocaserma.blogspot.com

LE PAROLE DI LIDIA MENAPACE RELATIVAMENTE ALLA QUESTIONE

"Care e cari
ho letto con scandalo la notizia, e con ammirazione la presa di posizione dei genitori: ferma democratica, razionale, e soprattutto rispettosa delle bambine e dei bambini, che non possono essere strumentalizzati a questo modo.
Vorrei prendere parte a questa importantissima lotta e perciò sottoscrivo toto corde ciò che è incluso nell'appello. Non posso del resto dimenticare che quando ero al Senato mi occupai di una fosca vicenda accaduta proprio alla caserma della Folgore a un paracadutista siciliano (Scieri) la cui morte è ancora avvolta in inquietanti "misteri".
Comunque nella formazione delle generazioni avvenire non dobbiamo mai scostarci dal dettato della nostra Costituzione che, pur rispettando ovviamente tutti i morti, ci obbliga a farci opinioni e ad esprimere giudizi critici. In particolare sull'andazzo davvero intollerabile per il quale, mentre noi sappiamo che si deve "ripudiare" la guerra, sia quella aggressiva degli altri popoli (che pure usammo durante il fascismo), sia quella che si propone come “strumento di risoluzione di controversie internazionali”, non ci curiamo che questo civilissimo e inderogabile ordine costituzionale sia inverato soprattutto con la costruzione di una cultura di pace. Una cultura che miri esplicitamente a scegliere una politica che sia coerente tra mezzi e fini.
Le persone della mia età che per percorsi di riflessione ed esperienze di vita volentieri dichiarano "Ora e sempre Resistenza" lo fanno anche per affermare che quell'importante periodo della nostra storia ci portò a riflettere sull'uso dei mezzi, e si fondò soprattutto sulla formazione di coscienze democratiche e attive, anche fino alla scelta nonviolenta (ad esempio Dossetti non usò mai personalmente armi e fu comandante partigiano e nemmeno io, che pure ottenni il brevetto di partigiana combattente col grado di sottotenente).
Di fronte a possibili involuzioni politiche e a coinvolgimenti dell'Europa nelle pericolose crisi nel Mediterraneo è anche più necessario affermare appunto il ripudio della guerra e la ricerca di forme politiche e di culture efficaci a inverare il dettato costituzionale. Anche perché le armi e il militarismo cui si ricorre nei periodi di crisi (anche tra le due guerre mondiali del resto) non possono più nascondere che, quanto più sono orrendamente distruttive, e ipocritamente dichiarate mezzi "umanitari"(!), tanto più sono inutili: è corruzione usarli nella formazione dei piccoli e dei ragazzi e ragazze.
Per questo la vicenda che denunciate deve uscire dal ristretto ambiente in cui è nata, prima che sia fatta diventare un modello da prendere a esempio. Ciao, Lidia"


Lidia Menapace è nata a Novara nel 1924. Ha partecipato alla Resistenza come staffetta partigiana, con una scelta non violenta che rispetterà in seguito e contrassegnerà la sua vita e la sua attività politica; si è poi impegnata nel movimento cattolico di base: pubblica amministratrice, docente universitaria, fondatrice del "Manifesto", è stata presente alle più rilevanti esperienze politiche e culturali della sinistra critica. E’ stata consigliera comunale a Roma e a Bolzano, consigliera provinciale in Sudtirolo e regionale del Lazio. Nella legislatura 2006-2008 è stata eletta Senatrice. È tra le voci più significative della cultura delle donne e dei movimenti di solidarietà e di liberazione.

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