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lunedì 14 dicembre 2009

L' ANPI PROVINCIALE DI BOLOGNA PROTESTA CONTRO "IL SANGUE DEI VINTI"

Il Comitato Direttivo dell’ANPI provinciale di Bologna esprime una forte protesta per la scelta della direzione RAI di trasmettere sulla rete Uno, in due puntate (domenica 6 e lunedì 7 dicembre u.s.) il film “Il sangue dei Vinti” tratto da un libro del giornalista e scrittore Giampaolo Pansa.
Si è offerta agli spettatori una descrizione falsata di un periodo storico comprendente la tragedia vissuta dal nostro Paese, trascinato in una guerra disastrosa dalla dittatura fascista e dal ruolo repressivo esercitato dalla Repubblica di Salò durante l’occupazione tedesca. A milioni di spettatori è stato celato il tradimento mussoliniano, e messo in ombra l’azione servile dei repubblichini sotto la bandiera hitleriana, presentando in modo ambiguo i caratteri della Lotta di Liberazione.

Tale trasmissione ha rappresentato un insulto al sacrificio ed alla memoria delle decine di migliaia di partigiani e cittadini torturati con efferatezza, uccisi, deportati nei lager, proprio nello stesso mese di dicembre in cui il programma è stato messo in onda.
La distorsione degli eventi è apparsa ancor più marcata nella parte – intollerabile –successiva alla Liberazione quando si è infangata in misura sconcia la Resistenza , cui sono stati addossati deprecabili episodi avvenuti nell’immediato dopoguerra ed ai quali essa è stata del tutto estranea.
L’ANPI provinciale di Bologna condanna nettamente l’iniziativa della direzione RAI, richiama l’attenzione dello schieramento democratico ed antifascista contro i pericoli di tale vero e proprio rigurgito revisionista teso a snaturare la realtà storica. Sollecita la messa a punto nelle tre reti pubbliche italiane di una programmazione onesta e veritiera per accompagnare, nei primi mesi del 2010, al 65° anniversario della Lotta di Liberazione combattuta dai partigiani, dai militari dell’esercito di Liberazione e dai militari deportati nei lager dai tedeschi con l’appoggio dei repubblichini.
Ciò affinché le nuove generazioni abbiano coscienza di pagine fondamentali della nostra storia, dalle quali sono nate la Repubblica e la Costituzione.

MANIFESTAZIONE CONTRO IL RAZZISMO : LE PAROLE DI ARMANDO COSSUTTA

Carissimi,
l’ANPI – l’associazione dei partigiani e degli antifascisti – si sente di avere tutti i titoli (storici, politici e morali) per potersi rivolgere al nostro popolo e chiedergli di unirsi contro i pericoli del razzismo. Sono pericoli reali, sono pericoli gravi, che si inquadrano in un contesto generale di attacco al regime democratico.
La situazione è molto seria. Ed io sento una grande responsabilità. Di esprimere qui innanzi tutto una volontà di protesta, anzi di resistenza e nello stesso tempo di attenta riflessione. Oggi la democrazia è in pericolo per l’attacco aperto delle destre ed anche perché è stata indebolita una battaglia culturale considerata non fondamentale, giudicata persino in parte ormai “antica”, rendendo inadeguata la consapevolezza del pericolo.
Le destre di cui parliamo sono destre “costituzionalmente eversive”: un giudizio lucido, tremendo.
Sono costituzionalmente eversive perché, per la prima volta nella storia della Repubblica, sovvertono apertamente la forma e la sostanza del dettato costituzionale, come dimostrano gli attacchi ai soggetti storici della rappresentanza, dal Parlamento, ai sindacati, ai partiti e persino alla Corte Costituzionale ed al Capo dello Stato, in un conflitto senza precedenti sulla giustizia. E l’attacco violentissimo di ieri da parte di Berlusconi rasenta persino l’alto tradimento.
I connotati di questa destra sono il plebiscitarismo ed il populismo, che in nome del valore del suffragio universale scardinano gli assetti costituzionali dei poteri. Sono i connotati dei nuovi regimi autoritari di massa dai quali derivano le politiche economiche e sociali “di classe”; l’attacco alla scuola pubblica ed alla stessa laicità dello Stato, ai diritti fondamentali di espressione, al costume ed al tenore di vita del popolo italiano; l’attacco all’eguaglianza, che è fondamento di libertà e di giustizia. Fondamento della democrazia.
Intanto la crisi continua a colpire i più deboli, i licenziamenti si susseguono, i disoccupati aumentano. Ed i poveri sono ormai milioni e milioni, cittadini disperati di ogni regione, di ogni sesso, di ogni età, di ogni colore.
Non insisto. Ma desidero aggiungere che io considero grave la situazione anche perché, come ho detto all’inizio, c’è stata una inadeguata consapevolezza delle trasformazioni profonde che stavano avvenendo, delle cause, delle responsabilità,e che ritengo derivi dall’indebolimento di quello che considero il “pensiero forte”, quello costituzionalista, che nei decenni passati aveva permeato la società, che non solo aveva costruito emancipazione sociale, crescita civile, ma che aveva anche rappresentato una bussola per una cultura critica, una cultura politica rigorosa.
Dentro a questo pensiero c’era la memoria della nostra storia, c’erano principi, valori, l’idea di una società ma anche di una comunità, la difesa di un patto sociale che aveva costruito non solo diritti e conquiste di libertà, ma che aveva anche saputo costruire convivenza tra le persone. Da tempo questo “pensiero forte” si è disperso, accanto all’idea di una modernizzazione che tutto avrebbe cambiato.
Nella nostra protesta, nella nostra resistenza, intendiamo recuperare questa riflessione, per tutti, e lo diciamo anche per le forze democratiche e di sinistra!
In questo senso ritengo che la manifestazione di sabato scorso a Roma sia stata un’occasione importante. Migliaia e migliaia di giovani, di anziani, di cittadini hanno sfilato, rispondendo ad un appello “in rete”, al di fuori dei partiti.
Una straordinaria dimostrazione di forza e di consapevolezza, in nome della difesa della legalità, della democrazia, dei diritti. E che è stata anche l’espressione di una critica alla politica, ai partiti, ai loro ritardi, tatticismi, autoreferenzialità. Questa critica deve essere ascoltata.
Ma occorre oggi andare avanti, guardare avanti, occorre ascoltare ma anche unire, allargare la mobilitazione, unire le proteste, l’indignazione, per costruire insieme una straordinaria stagione di resistenza politica, culturale, di passioni, impegno, intelligenze. In nome di quel “pensiero forte” che non può essere disperso, e che deve essere per tutti prioritario. A questa responsabilità l’Anpi si intende spendere.
Per questo oggi abbiamo scelto di parlare di razzismo, di nominare il razzismo come la conseguenza più devastante delle derive antidemocratiche. Il razzismo non è fenomeno episodico, tutt’altro. Il razzismo è la manifestazione più devastante della perdita delle radici fondamentali della convivenza civile, il segno della trasformazione della cultura dominante, di un pensiero pervasivo delle coscienze che rischia di inficiare ogni prospettiva di progresso, di emancipazione sociale, di sviluppo democratico.
L’Italia ha già conosciuto il razzismo, durante il fascismo con le vergognose leggi razziali, ma anche durante le trasformazioni economiche negli anni del boom economico, con gli immigrati dal Sud al Nord, con i “terroni” vilipesi e discriminati.
Sappiamo che il razzismo è stato il prodotto tragico di regimi autoritari, ma è anche il prodotto di società che restano istituzionalmente e formalmente democratiche, quando il tessuto sociale si collassa, e le sue parti si separano, si divaricano.
La crisi economica, le paure sociali, quando non trovano risposte di progresso, generano mostri. E la violenza, l’intolleranza, il razzismo rischiano di diventare il cemento di un nuovo pensiero costruito sul “noi” e sul “loro”, gli uni contrapposti agli altri, in un’idea di società e di comunità ristretta, su sentimenti di appartenenza ristretta.
Oggi la Lega cavalca queste tendenze. Si pone alla testa di un movimento reazionario, xenofobo, oscurantista, volgare, rozzo; rappresenta il condiziona mento più pesante della politica del governo e fa del territorio, del sangue, della razza la sua nuova bandiera; perseguita, irride, denigra e divide.
“Noi” e “loro”, è la sua concezione.
Ed il “noi” diventa l’unica maggioranza che interessa, quella fatta da “uguali a noi”. I diritti diventano “nostri” contro quelli di qualcun altro. E solo i diritti “nostri” sono i diritti. I diritti non sono più i diritti di tutti.
Ed ecco allora i diritti del Nord contro il Sud, i diritti della scuola privata piuttosto che pubblica. I diritti delle famiglie “normali” contro quelle dei gay o delle lesbiche. I diritti degli italiani contro quelli degli immigrati.
Qui sta la legittimazione culturale del razzismo.
Ma qui sta anche la legittimazione culturale e sociale dell’autoritarismo per cui i diritti della maggioranza politica valgono di più di quelli della minoranza dell’opposizione; per cui il presidente del Consiglio può confondere il consenso con l’immunità, può pensare che con la maggioranza si possono cambiare le regole, si può decidere di fare qualunque cosa.
Autoritarismo, populismo, razzismo chiamano il nostro popolo ad un allarme democratico.
Quando un ragazzo che si drogava viene picchiato a morte in cella; quando a Roma bande organizzate escono alla caccia di gay o di rumeni; quando si respingono barconi di immigrati con donne e bambini; quando in una città si costruiscono muri per dividere i quartieri; quando si gettano sulla strada i bambini rom; quando si chiede di celebrare il “Natale bianco” e si attacca persino il cardinale Tettamanzi, accusandolo di essere un “iman”; quando il Parlamento vota il reato di immigrazione clandestina e il lodo Alfano e poi cerca di imporre leggi che comunque garantiscano al premier di non andare mai in tribunale – mai, né per i soldi mal acquisiti né per provata corruzione, e neppure per probabile collusione con la mafia; quando avviene tutto questo la democrazia è in pericolo.
Sotto il fascismo le camicie nere, le squadracce, le leggi razziali hanno trovato per un lungo periodo una legittimazione diffusa; oggi questo pericolo ritorna. Attorno a queste appartenenze identitarie tornano le ideologie dell’esclusione: in passato per censo, per razza, per sesso; oggi per “diversità”!
Il pericolo è grave e ci colpisce tutti.
Mai vi è stato un momento così difficile per la democrazia italiana. Il Paese è in abbandono. Per questo è importante la vostra presenza qui. Voi siete le forme autorganizzate della partecipazione sociale, della consapevolezza sociale che resiste. Spetta a voi, spetta all’ANPI – forte di un prestigio morale immenso – non fare disperdere la memoria storica, ma anche il compito di continuare la battaglia: ieri per la libertà e l’indipendenza della patria, oggi per la difesa della democrazia, per l’attuazione rigorosa della Costituzione, per lo Stato di diritto, per il lavoro, per la solidarietà umana (solidarietà non intesa come carità ma come responsabilità di tutti, gli uni per gli altri e verso la società), per l’eguaglianza, intesa innanzitutto come reciprocità.
L’ANPI è coscienza critica della Nazione. Essa non è soltanto una antica, grande associazione commemorativa, ma è una moderna associazione di massa, democratica, nazionale, popolare, che guarda ai bisogni del Paese, che guarda con fiducia e con grande impegno ai propri figli, quali costruttori di un futuro nobile e giusto.
L’ANPI chiama oggi i partigiani, i patrioti, gli antifascisti e tutti i democratici a scendere in campo. Basta! È ora di cambiare. Come vecchio partigiano ed uomo di sinistra ho sempre pensato alla democrazia come bene supremo, condizione di un progresso fondato su una politica eticamente forte, e penso ancora oggi alla democrazia, minacciata e calpestata, come condizione della convivenza tra le donne e gli uomini, in un mondo plurale, multietnico e multi religioso, e perciò profondamente, veramente unitario: il mondo che abbiamo voluto costruire con la vittoria del 25 aprile, la nascita della Repubblica, l’approvazione della Costituzione. E che rimane il nostro obiettivo.

Viva la Repubblica nata dalla Resistenza, fondata sul lavoro, sulla libertà, sulla giustizia,sull’eguaglianza; viva la Repubblica democratica italiana!

Armando Cossutta,
Vicepresidente Nazionale Vicario ANPI

SCOMPARSO ERNESTO TRECCANI

Nato a Milano il 26 agosto 1920, deceduto a Milano il 27 novembre 2009, pittore.

Figlio di Giovanni (l’industriale bresciano fondatore dell’omonima Grande Enciclopedia), il futuro Maestro seguiva ancora al Politecnico di Milano gli studi di Ingegneria, quando entrò nei gruppi di avanguardia artistica e di fronda verso la cultura fascista. Nel 1938 fondò la rivista Vita giovanile, diventata poi Corrente di vita giovanile e infine semplicemente Corrente, che diresse sino alla sua soppressione, da parte del regime, nel 1940.
Ernesto Treccani, che era entrato intanto a far parte dell’organizzazione clandestina del Partito comunista, aveva aperto a Milano una Galleria d’arte che aveva chiamato appunto “Corrente” nella quale espose le proprie opere e quelle dei pittori che si erano riuniti intorno a lui.
Alla fine del 1943, arrestato dalla polizia fascista e rilasciato grazie all’intervento del padre, sospese quest’attività per partecipare alla Resistenza clandestina.
Gli anni dell’immediato secondo dopoguerra videro il pittore milanese impegnato in importanti iniziative culturali, che portarono alla nascita de “Il 45”, che redasse con Raffaellino De Grada, Numero, Pittura. Treccani è stato anche redattore della rivista Realismo e, nei decenni successivi, è stato al centro della battaglia realista, mettendo in primo piano i temi della Resistenza, dell’occupazione delle terre, delle condizioni di vita dei contadini meridionali e delle lotte dei lavoratori dei centri industriali del Nord.
La sua prima “personale” è del 1949, alla “Galleria del Milione”; del 1950 la sua prima partecipazione alla Biennale di Venezia; del 1956 la sua prima esposizione all’estero, alla Leicester Gallery di Londra.
È degli anni Settanta la creazione a Milano della “Fondazione Corrente”, nella quale Ernesto Treccani ha raccolto una ricca documentazione sulla storia dei movimenti artistici italiani contro il fascismo. Proprio la facciata della sede della Fondazione, alla metà degli anni Ottanta, è stata rivestita da Treccani con le 2.000 formelle in ceramica (considerate una delle sue opere più importanti), che hanno fatto chiamare l’edificio “La casa delle rondini”.
Dal 1954 il famoso pittore è stato membro, sino allo scioglimento del suo partito, della Commissione Centrale di Controllo del PCI.

SUCCESSO DELLA MANIFESTAZIONE CONTRO IL RAZZISMO


Erano più di 3.000 le persone in piazza sabato 12 dicembre a Mirano (Ve) alla manifestazione indetta dall’Anpi per dire no al razzismo, in ricordo delle leggi razziali e della barbarie nazifascista. Un lungo e vivace corteo di donne, ragazzi, partigiani, sindaci, esponenti di partiti e sindacati con bandiere, striscioni, medaglieri hanno percorso le vie del paesino veneto, prima di giungere in piazza Martiri dove alle 15.30 sono iniziati gli interventi.

http://www.anpi.it/manif/mirano_121209/index.htm

NO ALLA VIOLENZA

La Presidenza e la Segreteria Nazionale dell’ANPI esprimono la loro decisa condanna nei confronti del gesto insano con il quale è stato ferito il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
Nell’esprimere un augurio per un pronto ristabilimento in salute, l’ANPI rileva che, allorché il contrasto e perfino il conflitto tra diverse concezioni della politica sfociano nella violenza, si verificano un imbarbarimento e un degrado dei rapporti dai quali non possono che derivare profondi guasti per l’intera comunità nazionale. Questa è la lezione che il passato doloroso della nostra storia insegna.
Ciò sia detto quale ammonimento, anche se il gesto che ha colpito il Presidente del Consiglio è stato compiuto da uno squilibrato. La dialettica e le contrapposizioni politiche, sia detto una volta per tutte, debbono sempre essere esercitate in forma democratica, per una elementare ragione di coerenza con la conquista delle libertà sancite dalla nostra Costituzione.

Presidenza e Segreteria Nazionale Anpi