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domenica 20 novembre 2011

PROVINCIA DI MILANO REVISIONISTA

L'ANPI di Milano esprime la propria viva e ferma indignazione per i contenuti della mostra allestita dalla Provincia di Milano a Palazzo Isimbardi, nella parte riguardante la Seconda Guerra Mondiale. Il testo costituisce una grave offesa alla Resistenza italiana e a coloro che hanno sacrificato la propria vita per restituire la libertà e la democrazia al nostro Paese.

"L'entrata in guerra dell'Italia - si spiega in un comunicato - non fu "imposta dalle contingenze politiche e accettata in nome del realismo politico", come si legge in uno dei pannelli. La verità è che, fin dalla sua nascita, il fascismo si caratterizza per il suo spirito guerrafondaio e antidemocratico, per l'esaltazione della disuguaglianza tra gli uomini e per l'affermazione della grandezza dell'Italia nel mondo. La partecipazione dell'Italia alla Seconda Guerra Mondiale non è, purtroppo, che l' inevitabile conseguenza dell'ideologia nazionalistica del fascismo".

"Nella mostra, "all'alleato tedesco" è riservata soltanto una riga nella quale si dice che fu "inadeguato"e "criminali le sue politiche". Si ignora completamente la tragedia vissuta in quegli anni dall'Europa, rappresentata dal trionfo dei regimi nazi-fascisti. La Seconda Guerra Mondiale non fu solo un conflitto sanguinoso. Fu anche un vero e proprio scontro planetario tra le forze della coalizione antifascista che si richiamavano agli ideali di democrazia e libertà e quelle, nazifasciste e hitleriane che volevano imporre in Europa e nel mondo un regime antidemocratico, oppressivo, fondato sul razzismo, sull'antisemitismo e sul terrore. Se avessero vinto le forze che si richiamavano alle ideologie nazifasciste, l'Europa si sarebbe trasformata in un immenso campo di concentramento".

"Nei paesi europei occupati dai tedeschi - si spiega ancora - si sviluppa un forte moto resistenziale, determinante, insieme all'intervento delle potenze alleate, per la liberazione del nostro continente dal nazifascismo".

Con l'8 settembre 1943 inizia in Italia la Resistenza armata contro tedeschi e repubblichini. Carlo Azeglio Ciampi ha richiamato autobiograficamente quel momento del "collasso dello Stato", quando trovò, insieme a tanti altri, nella sua coscienza l'orientamento, perché in essa "vibrava profondo il senso della Patria" assai diverso dalla concezione retorica e tronfia del fascismo.

"Riteniamo inaccettabile la definizione che si dà della Resistenza, come "guerra civile terribile e orrenda che si conclude in un bagno di sangue". La Resistenza fu guerra patriottica di liberazione dall'oppressione nazifascista, nella quale gli italiani riscattarono la dignità del Paese e contrapposizione di culture: da una parte la cultura della forza, della violenza, della subordinazione dell?individuo allo stato, il nazionalismo, il razzismo, l'antisemitismo, dall'altra la cultura della pace, della democrazia, della tolleranza, della solidarietà e la lotta per una società libera e giusta. La Resistenza italiana ha fornito un determinante aiuto militare agli eserciti alleati e tuttavia, ciò che più la caratterizza, è la volontà di tanti, uomini e donne, di reagire, a costo di grandissimi sacrifici, alla sopraffazione e di costruire un progetto di libertà per il futuro del proprio paese".

Quarantacinquemila partigiani caduti, ventimila feriti o mutilati, settecentomila soldati italiani internati nei lager tedeschi dopo l'8 settembre 1943, 40.000 cittadini italiani, tra ebrei, oppositori politici, operai in sciopero, deportati nei lager tedeschi dai quali ben pochi ritornarono, gli operai e i contadini, per la prima volta partecipi di una guerra popolare senza cartolina precetto, una formazione partigiana in ogni valle alpina o appenninica: questa fu la Resistenza italiana.

"Da essa - si sottolinea - è nata la Costituzione repubblicana che Piero Calamandrei ha definito come "Resistenza tradotta in formule giuridiche" ed è la Resistenza che ha consentito, il 25 Aprile del 1945, la riunificazione dell'Italia per 20 mesi spaccata in due, nella libertà e nell'indipendenza. Se ciò non fosse accaduto la nostra nazione sarebbe scomparsa dalla scena della storia, su cui si era finalmente affacciata come stato moderno nel 1861, con il compimento del moto risorgimentale.

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